Era stata una giornata limpida, di lucentezze trasversali, in cui l’inverno si era presentato alla città soffiandole addosso un vento gelido e pungente.

Ora il sole del tardo pomeriggio taglia in diagonale il piccolo parco cittadino, illuminando i tronchi degli alberi e accarezzando l’erba smunta con la promessa di un ingannevole calore. Una donna avanza percorrendo a passo svelto la stradina che circonda il bel porticato di Santa Maria alla Fontana. Il collo incassato tra le spalle, la fronte protetta da un berretto di lana, i tacchi a battere il ritmo di un rientro affrettato.

Marisa Bonacina ha premura.

Si era attardata davanti alla chiesa a condividere frivolezze con le sue colleghe del volontariato parrocchiale. Fuori faceva molto freddo e a lei scappava la pipì.

Adesso è già davanti al suo portone, che rovista nella borsa alla ricerca delle chiavi.

«Mi scusi, è lei la signora Mandelli, la moglie del commissario?» domanda una vecchina dal viso rugoso.

«Sì… Di cosa ha bisogno?».

«Mi chiamo Speriglia Natali, abito qui nella via. Dovrei parlarle di una cosa importante».

«Guardi, io devo andare in bagno… e non ce la faccio proprio più! Venga su da me, così ci beviamo qualcosa di caldo e mi racconta tutto».

La richiesta

Prima che accada l’inevitabile, Marisa spalanca il portone e sospinge l’inattesa ospite oltre la soglia.

Dieci minuti dopo, posa un vassoio con del tè fumante sul tavolo del soggiorno.

«Eccoci qui! Mi dica tutto…»

«Nel mio stabile succedono fatti strani. Vorrei che chiedesse a suo marito di indagare sulla faccenda».

Marisa sorseggia la bevanda, poi sorride divertita.

«Capisco… Mario è alle prese con un’indagine importante. Non credo possa aiutarla».

Tuttavia, incuriosita da quella strana richiesta, rilancia. «Però può dire a me. Sono pur sempre la moglie di un poliziotto, no?»

«Sì… ecco… nel condominio spariscono cose. Più o meno da due settimane».

«Che genere di cose?»

«Be’, un po’ di tutto!», esclama la Natali dispiegando un foglietto: «Un gatto, un pallone, una pianta di ficus, un set di lenzuola e coperte, due sacchetti della spesa, tre borse di vestiti per i ciechi, dei materassini da palestra e la piantana dell’entrata».

«Ah, che stranezze», dice Marisa sempre più interessata.

«È una lista incompleta. I miei vicini sono reticenti. Hanno paura di esporsi». aggiunge la donna stizzita.

«Però mi sembrano quisquilie. Perché le interessa così tanto scoprire la causa delle sparizioni?».

La Natali si gratta il naso. «Perché il nostro è uno stabile di pregio e questo andazzo non è più tollerabile. Mi aiuti… per favore!».

Marisa svuota la tazza e poi, senza una vera ragione, accetta quell’assurdo incarico.

L’indagine

Due giorni di scrupolose indagini non sono serviti a nulla. Seduta sulla poltrona preferita della Natali, Isa studia un quaderno fitto di appunti. C’è un dettagliato elenco dei condomini. Al primo piano il trittico Baraggia, Cassè e Roveda: famiglie di colletti bianchi dalle vite tranquille. Al secondo i Gurash, indiani educati che gestiscono una lavanderia nel quartiere; poi i Piantanida, due anziani gentili; infine la vedova Raffo, una nonnina dai capelli candidi che sforna torte per il tutto il vicinato.

Nessun sospetto.

Poi c’è il terzo piano, quello di Speriglia Natali. Dirimpetto abitano due effervescenti gay, Beppe Moglia e Marco Bruno. L’ultimo appartamento è di Sonia Signorelli, influencer di basso profilo.

Nella mansarda vivono tre studenti in affitto: Raffaella Viscardi, Carlo Cosola e Tarek Millefoglie. Bravi ragazzi impegnati nel volontariato.

Durante il giorno, niente di losco, almeno dando credito alla custode peruviana. Juana Cruz: un metro e cinquanta di esplosività andina; inizio turno alle sei e trenta del mattino, fine lavori alle dodici in punto. Ogni santo giorno.

«No sé nada señora. Es un misterio». Questo posto è un po’ come il mondo, aveva spiegato prima di allontanarsi verso le scale: qualche egoista, ma tante brave persone…

Marisa deve cambiare tattica… come dice sempre suo marito? Ah, sì… Se non trovi una cosa alla luce del giorno, prova a cercarla nel buio della notte.

Ed è quello che farà anche lei.

«Stasera esco!», aveva gridato appena Mario era entrato in casa. Davanti alla sua espressione stupita, Marisa si era arresa e aveva raccontato tutto.

Lui le aveva fatto una domanda sarcastica: «Ma ti sembra il caso di fare anche un appostamento notturno?»

«Perché, invece tu non ne hai mai fatti, vero?»

Mandelli aveva sorriso. «Hai ragione… Almeno copriti, che fuori si gela. Ti aspetto sveglio, tu stai attenta».

Mistero svelato

Ora è in piedi dietro la finestra della Natali, le luci spente, le tende tirate. L’oscurità è scesa come pece. Solo la luce del cavedio contrasta la marea nera che si sta prendendo la notte. Isa si stringe nello scialle. In casa fa freddo e Speriglia russa sul divano. All’improvviso sente un rumore provenire dal basso. Lei si avvicina al vetro e scosta la tenda. Lì per lì fatica a riconoscere la figura che attraversa il cortile, poi qualcosa raccoglie il riflesso della luce.

Capelli bianchi, candidi.

Marisa infila lesta il piumino, scende le scale e si nasconde nell’androne. Qualche secondo dopo spunta la vedova Raffo con due torte in mano. La donna imbocca la scala delle cantine e Isa insegue il profumo di vaniglia.

In fondo a uno stretto corridoio c’è una porta di metallo.

«Sono io...» dice la Raffo, bussando.

Poco dopo l’anta si apre e la inghiotte. Quando Marisa si precipita nella stanza, il volto di Beppe Moglia la osserva sbalordito.

In realtà lì dentro ci sono tutti, disposti in una sorta di presepe laico. I Baraggia, i Cassè e i Roveda, a formare un fondale borghese. Davanti a loro il duo Gurash-Piantanida, vicini a Marco Bruno. Gli studenti sono seduti su due lettini da campo, le facce tese e nervose. Sonia Signorelli alza la testa dal cellulare e smette di postare.

Al centro, circondata e protetta da tutti, c’è una donna di colore con due bambini in braccio, uno al seno e l’altro abbarbicato alla spalla. Un uomo dalla pelle scura si è parato davanti a loro e lancia uno sguardo di sfida alla sconosciuta.

«Lei chi è?» domanda la Raffo mentre posa le torte su un tavolo.

«Mi chiamo Marisa Bonacina. Abito nel quartiere. Non avete nulla da temere, voglio soltanto capire».

Quando Beppe Moglia finisce di raccontare, gli occhi di Isa sono umidi di pianto. La donna di colore si chiama Hawa Diakitè e viene dal Mali. Un anno fa, lei e i bambini hanno affrontato la traversata del mediterraneo. Suo marito si è imbarcato tre mesi dopo con il fratello, ma il loro gommone è affondato al largo di Malta. Il marito di Hawa non ce l’ha fatta. Suo fratello Ousmane, dopo il salvataggio, è stato sballottato fra vari centri di primo soccorso, in attesa del rimpatrio. Una notte è evaso da una struttura nei pressi di Brindisi e ha raggiunto la cognata e i bambini in una casa d’accoglienza di Lambrate. Millefoglie e la Viscardi lavorano lì come volontari. Per evitare che Ousmane venisse espulso, due settimane fa li hanno nascosti tutti nella cantina del palazzo. Gli altri condomini, saputo della loro presenza, anziché denunciarli hanno deciso di proteggerli, pagando un avvocato che si occupi della loro situazione. Una manifestazione spontanea di solidarietà fiorita tra le mura di un cortile milanese. L’unica all’oscuro di tutto è Speriglia Natali, considerata dai vicini una rompiballe reazionaria.

Le cose sparite sono tutte lì: il gattino e il pallone per divertire i bambini, i materassini per isolare il pavimento, la piantana per illuminare il rifugio e il ficus per ingentilirlo.

«Io so chi è lei!». esclama Piantanida. «È la moglie di quel famoso commissario che abita nella via, il Mandelli!»

Nella stanza tutti trattengono il respiro.

«Ci vuole denunciare, signora?» domanda Edda Raffo, senza smettere di tagliare le torte.

Isa non risponde e si avvicina a Hawa. Dopo aver accarezzato le teste dei bambini, si piega in avanti e deposita un bacio sulla fronte della donna.

Poi osserva quelle persone un’ultima volta, e mentre la Raffo inizia a distribuire dolcezza, chiude la porta e se ne va.

Finale noto

Entra in casa che è l’una passata. Il lucore azzurro della tivù illumina la sala.

«Sei arrivata!» dice una voce assonnata. «Stavo guardando un vecchio film che avremo visto mille volte».

Marisa leva le scarpe e si accoccola sul divano.

«Scaldami, Mandelli. Che là fuori c’è un mondo freddo.»

Lui esegue, stringendola al petto e coprendole le gambe con un plaid.

«Com’è andata la tua indagine? Hai preso i colpevoli?»

Nella voce di Mario ora non c’è traccia di sarcasmo.

Isa appoggia la testa alla sua spalla, osserva lo schermo e pensa a come spesso la realtà superi anche la più sfrenata immaginazione. Per un attimo rivede i volti di quelle brave persone e finalmente risponde.

«No, Mandelli, non c’era niente da scoprire. Beghe condominiali. Quello che arresta i cattivi sei tu. Io incrocio gente che ha dei problemi e cerco di dare una mano».

«E lo chiami poco?» dice lui baciandole la fronte.

«No, non lo è».

Dopodiché tacciono e restano lì abbracciati davanti alla tivù a guardare per l’ennesima volta un finale noto.


Di Gian Andrea Cerone è uscito ora da Guanda Noir Il trattamento del silenzio. Nel 2021 ha esordito nella narrativa con Le notti senza sonno, il primo romanzo della serie che vede in azione la squadra investigativa dell’Unità di Analisi del Crimine Violento di Milano, vincitore del Premio Franco Fedeli dedicato alla narrativa poliziesca. È finalista al Premio Scerbanenco 2022.

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