Nell’indifferenza generale sta chiudendo tutta la filiera dell’innovazione e dello scouting della nuova musica italiana. Una gravissima perdita culturale per il nostro paese che sta consegnando il futuro del suo patrimonio musicale in mani straniere.

Ciò che noi avevamo segnalato fin dal 25 febbraio dello scorso anno, cioè due giorni dopo le prime chiusure di tutti gli spazi per lo spettacolo dal vivo, si sta purtroppo avverando. Tutta la filiera produttiva della musica indipendente ed emergente fatta di imprese, lavoratori e artisti sta purtroppo piano piano chiudendo.

Chiudono le etichette, che hanno visto ridurre i loro introiti dell’80 per cento, insieme agli autori ed editori. Non suonano più gli artisti e le band indipendenti ed emergenti e, insieme a loro, chiudono i festival, i club, le disco, i circoli, le balere, i contest. Non fanno più tour gli artisti – interpreti, esecutori e musicisti – e così chiudono le agenzie e i servizi di prenotazione, mentre tutti i service tecnici affondano insieme a loro. Una Caporetto della nuova musica italiana che sta morendo nell’indifferenza generale delle istituzioni.

È ormai acclarato che le realtà della scena underground in questa fase faticano ancora di più a trovare spazio. La domanda quindi è: che ne sarà di loro se non si interviene immediatamente e con urgenza? Infatti, esclusi i festival coi fondi ministeriali garantiti e l’impegno di alcuni artisti e di manifestazioni medio piccole a proseguire con grande sacrificio e passione, per il resto è ancora tutto bloccato.

Cosa fare

Cosa fare quindi? Prima di tutto (e subito) occorre che il green pass diventi condizione sufficiente per garantire la presenza al 100 per cento del pubblico, in regola con le norme anti Covid, eliminando così il distanziamento. Oggi tutti i luoghi più o meno legali legati al circuito indipendente ed emergente in cui si poteva suonare, tranne rarissimi casi, sono spariti, purtroppo. Occorre dare loro un forte supporto economico per sostenere le spese di messa a norma a tutela della sicurezza e della salute della comunità.

Dall’altro occorre proseguire fino a fine anno con i ristori per le imprese, gli indennizzi per i lavoratori e i bonus per gli autori e artisti, senza discriminazioni verso i più piccoli. Occorre facilitare gli sgravi per le opere discografiche e i videoclip, rilanciando da subito con nuovi fondi e aprendo un nuovo bando per progetti per l’autunno 2021 così da far lavorare tutta insieme la filiera sui temi dell’innovazione digitale.

Infine, ultimo ma non ultimo, occorre inserire la musica e lo spettacolo dal vivo nel Pnrr prevedendo dei piani di investimenti che riqualifichino tutti gli spazi dal vivo e facilitino la realizzazione di nuovi spazi lì dove non sono presenti.

Si riqualifichino tutte le strutture tecniche e gli impianti audio e luci, si realizzino binomi vincenti tra musica e innovazione digitale e tra turismo e musica e spettacolo valorizzando le aree più belle e al contempo più periferiche del nostro paese. Servono progetti che riportino al centro dell’azione di governo uno dei motori dell’identità del nostro paese: la musica. I Måneskin, una rock band indipendente che ha mosso i suoi primi passi al Meeting delle etichette indipendenti nel 2016, hanno portato la nostra musica e il nostro paese in tutto il mondo rilanciando l’Italia. La musica popolare contemporanea non può restare la Cenerentola del nostro paese.

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