- Non è mai facile parlare di Cristina Campo. Espunta dal canone letterario, praticamente sconosciuta ai più, viene venerata da decenni da un manipolo di fedeli, una congregazione dispersa che mantiene accesa la fiammella di un culto che non accenna a spegnersi.
- Antimoderna, antidemocratica, antifemminista è stata un’intellettuale scomoda nell’Italia del Dopoguerra.
- Di lei rimane il solco di una meteora, la coda lucente di una cometa che ha solcato i cieli della letteratura
Non è mai facile parlare di Cristina Campo. Espunta dal canone letterario, praticamente sconosciuta ai più, viene venerata da decenni da un manipolo di fedeli, una congregazione dispersa che mantiene accesa la fiammella di un culto che non accenna a spegnersi. Un piccolo e combattivo cenobio di lettori e lettrici come quelli immaginati da Gottfried Benn, a cui consigliava di «tener duro, sedere contro la parete, leggere Giobbe e Geremia». C’è anche un’altra ragione, credo più personale. C



