Cultura

Dietro a Sinner c’è un ingegnere del tennis che vive in penombra

Nella foto: Jannik Sinner
Nella foto: Jannik Sinner

L’allenatore Riccardo Piatti è un comasco «mono-pensiero» che per seguire la pallina ha dato un dispiacere ai genitori. Ha violato il dogma parastatale facendo il coach privato. Quando l’Italia lo ha respinto è andato a crescere campioni altrove

  • I Piatti, una buona famiglia comasca, si erano figurati un figlio avvocato, o giù di lì. Invece no: nella testa di Riccardo c’erano il tennis, il tennis e poi, ancora, il tennis. «Ero un mono-pensiero», dice Riccardo Piatti. 
  • A fine anni Ottanta Piatti inventò un mestiere sconosciuto nel nostro paese: il coach di tennis privato. Non stipendiato da nessuno, libero da capi impastati con la politica sportiva di basso cabotaggio.
  • Oggi, coach italiano più conosciuto e medagliato d’Italia, è anche il coach di Jannik Sinner, il ragazzo prodigio che il tennis italiano aspettava dai tempi della “veronica” di Adriano Panatta.

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