Perché le donne vivono più a lungo degli uomini? Oggi ne sappiamo ancora poco. E sappiamo ancora meno se l’invecchiamento biologico abbia caratteristiche differenti tra i due sessi. Si tratta di un tema fondamentale, sia per quanto riguarda il diritto alla migliore cura possibile di ogni cittadino, sia dal punto di vista socioeconomico. Le ragioni di questo scarso approfondimento risalgono soprattutto allo scarso interesse della medicina per il corpo femminile.

Per secoli abbiamo avuto una medicina fatta da uomini e per uomini. Il corpo femminile, sia a livello dei normali studi di fisiologia, sia per quanto riguarda le patologie, non è stato molto studiato. E la medicina di genere, quella medicina che, invece, mette in luce le differenze tra corpo maschile e femminile al fine di prevenire, diagnosticare e curare al meglio uomini e donne, è ancora agli albori.

Per la maggior parte gli studi di fisiologia e fisiopatologia sono iniziati in tempi lontani, nelle scuole di medicina o nelle scuole militari, che fornivano i soggetti sani da arruolare nelle sperimentazioni. Ovviamente erano tutti uomini. Non deve quindi sorprendere che buona parte della nostra medicina sia riferita alla fisiologia del maschio caucasico di circa 70 chili di peso. Ma c’è di più: le donne, fino al 1993, erano escluse dalla sperimentazione dei nuovi farmaci e terapie. Ciò ha causato gravi danni alla salute delle donne (tema che ho affrontato nel mio libro precedente) ma anche una mancanza di dati sulle malattie declinate al femminile.

Nonostante la scienza non abbia ancora identificato le cause specifiche della maggiore sopravvivenza dei mammiferi di sesso femminile (e probabilmente non c’è un’unica causa, ma una complessa interazione tra fattori genetici, ormonali e ambientali), per quanto riguarda gli esseri umani alcune ipotesi interessanti sono state formulate.

La spiegazione più semplice potrebbe risiedere nei cromosomi sessuali. Le cellule delle persone di sesso biologico femminile hanno solitamente (ci sono eccezioni alla regola, cioè soggetti di sesso femminile che hanno variazioni genetiche) 46 cromosomi (23 coppie) di cui 2 sono i cromosomi sessuali XX (in genetica questo si riassume nella formula 46,XX che indica la normale composizione genetica di una persona di sesso femminile). Le cellule maschili hanno invece solitamente (anche qui ci sono variazioni sul tema) una coppia di cromosomi sessuali fatta da un cromosoma X e un cromosoma Y (46,XY). Mentre la presenza di almeno un cromosoma X, che serve a produrre più di 800 proteine diverse, è condizione necessaria per la vita (non esistono esseri umani privi di esso), il piccolo cromosoma Y contiene pochi geni, per lo più implicati nella determinazione del sesso maschile. E, come dimostra il sesso femminile, che non contiene Y, esso non è importante per nascere, crescere e vivere in salute.

Tra le conseguenze di questa differenza genetica tra i due sessi una è abbastanza evidente: avendo i soggetti di sesso femminile due copie del cromosoma, possono sopportare più facilmente degli errori nei geni presenti sul cromosoma X. Se si eredita da un genitore un cromosoma X che porta un gene mutato, l’altro cromosoma potrà compensare il difetto. Ecco perché esistono molte malattie genetiche che si manifestano solo o in maniera più severa nei maschi, come l’emofilia, il daltonismo o alcune forme di distrofia muscolare. Poiché nel tempo, con l’invecchiamento, si accumulano danni al Dna, le femmine avrebbero dunque maggiore possibilità di compensare i danni sui geni presenti sul cromosoma X. Sebbene questa teoria sia semplice e sensata, non ci sono prove conclusive che permettano di chiudere qui la questione della maggiore longevità femminile.

La lunghezza dei telomeri

Così come non sembra solida l’altra, semplicissima spiegazione: le donne hanno i telomeri più lunghi degli uomini. Come abbiamo visto all’inizio, i telomeri sono quei “cappucci” che proteggono le estremità dei cromosomi e che nel tempo si accorciano con le successive divisioni cellulari, fino al punto di non proteggere più e indurre il blocco replicativo o la senescenza cellulare. Nonostante diversi studi abbiano dimostrato che, sin dalla nascita, la lunghezza dei telomeri sia maggiore nei soggetti umani di sesso femminile, negli altri animali non c’è alcuna correlazione tra lunghezza dei telomeri e longevità dei due sessi.

Tuttavia, sempre restando nell’ambito degli studi genetici, ultimamente alcuni risultati interessanti si sono ottenuti analizzando l’intero genoma dei centenari, cioè andando a cercare dei geni o forse meglio delle caratteristiche genetiche comuni tra i campioni di longevità. Uno studio è riuscito a identificare profili genetici di longevità diversi e specifici per uomini e donne. E i risultati chiamano in ballo il sistema immunitario.

Ritmi circadiani

Ho sempre pensato che il tempo sia qualcosa di intimamente legato al sesso femminile. E che io, in quanto donna, lo senta in maniera diversa rispetto ai tanti uomini con cui ho a che fare nella mia quotidianità. Ho sempre pensato di avere, col tempo, una relazione complessa, speciale, quasi carnale. Il tempo delle donne è scandito dal corpo. Il corpo che cambia ci costringe a sentire il tempo che passa. I nostri gameti, gli ovociti, iniziano a morire ancora prima della nostra nascita e quando raggiungiamo l’età giusta per diventare madri, ne sono rimasti pochi, pochissimi rispetto a quei milioni che avevamo prima di nascere. La finestra, fra realizzazione professionale, crescita personale e il tic-tac del corpo, è strettissima. Il ciclo mestruale, poi, segna per noi donne un tempo solo nostro, che nessun uomo potrà mai sperimentare.

È un tempo ancora una volta dettato dal corpo e che ad esso ci lega, non ci consente di dimenticare che siamo sangue, cellule, chimica. E anche quando questo tempo finisce, quando arriva la menopausa, è sempre il corpo che ci avvisa che il nostro tempo è cambiato, che un nuovo periodo della nostra vita comincia. Solo allora inizia per noi donne un tempo libero dal tempo del corpo, un tempo senza tempo. Ma c’è di più di questo: le donne vivono a un ritmo biologico diverso da quello degli uomini, un ritmo intenso che vibra in sintonia con il pianeta. Nel febbraio 2023 sulla rivista scientifica “Science” è stato pubblicato uno studio davvero interessante: i ricercatori hanno dimostrato che le cellule del corpo femminile seguono il ritmo circadiano molto più di quelle maschili.

Il ritmo circadiano è una sorta di orologio interno, della durata di circa 24 ore (il termine “circadiano” sta appunto a significare all’incirca un giorno), che regola l’alternanza del sonno e della veglia. In realtà esistono diversi ritmi circadiani coinvolti nello svolgimento delle varie funzioni, come la secrezione di ormoni o la regolazione della temperatura corporea negli animali, ma essi sono presenti anche nelle piante e sono stati identificati persino in alcuni batteri.

Il sonno, per esempio, è regolato dal ritmo circadiano sonno-veglia il quale, a sua volta, dipende moltissimo dalla luce. Infatti, quando è buio, il nostro cervello produce la melatonina, uno degli ormoni importanti per la regolazione del sonno. Al mattino, la luce percepita attraverso la retina degli occhi blocca la produzione di melatonina ed ecco perché la luce del sole è così importante nel mantenimento di un buon ritmo sonno-veglia.

Il ritmo circadiano non regola solo il sonno ma l’espressione di molti geni in vari organi e tessuti. Ebbene, lo studio pubblicato di recente ha evidenziato qualcosa di sorprendente: i geni delle donne mostrano una ritmicità decisamente maggiore rispetto a quelli degli uomini e seguono il ritmo circadiano. La diversa ritmicità genetica esistente tra donne e uomini potrebbe essere importante per capire meglio come le malattie si manifestino diversamente nei due sessi e avere persino implicazioni nelle terapie; sicuramente è un’ulteriore, importante conferma di quanto il sesso biologico influenzi la fisiologia umana e di come non sia più credibile una medicina che non ne tenga conto.


Questo brano è tratto da La via dell’equilibrio. Scienza dell’invecchiamento e della longevità (Feltrinelli)

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