La Dad ha molti limiti, ma ha anche la capacità di mostrarci i drammi strutturali dei nostri sistemi pedagogici. È l’occasione per ripensare l’educazione, mettendo al centro gli studenti e sradicando i rapporti di potere
- La didattica a disanza, la Dad, sembra una soluzione e per certi versi lo è stata: qualcosa di buono c’è. Meglio che niente, meglio che rischiare di prendermi il virus in un’aula.
- In realtà però in questa condizione si è scoperta la crisi di un intero sistema pedagogico, che non è più in grado di consentire uno scambio fruttuoso tra insegnante e studente. Quando torneremo in aula sarà bello e sarà giusto: ma la Dad intanto dovrebbe aiutarci a cambiare.
- L’insegnante si assegni il puro e semplice ruolo di guida. Addestri anzitutto, con il suo esempio, alla curiosità, allo stupore, all’ammirazione; quindi, fornisca i rudimenti della materia, illumini le difficoltà, corregga gli errori, e la correzione sia non censoria ma dialettica. Del resto si occupi lo studente: agendo da solo o in gruppo.