L’importanza di chiamarsi agosto: quando Federico II varò il codice

Quanto sono importanti le date? A volte le si usa come salvagenti a cui aggrapparsi mentre si annaspa tra le pagine dei manuali. Sono tutte utili, quando aiutano a non affogare nel flusso di eventi. Alcune, però, sono addirittura imprescindibili, perché hanno valore intrinseco. Questo è il caso dell’agosto del 1231: un mese che per il suo nome rimpiazza quello effettivo, il successivo settembre. Dal vescovo Policarpo a Pelé, il culto trasversale delle “sacre ossa” La parabola Ma procediamo con ordine. Federico II di Svevia (1194-1250), l’ultimo imperatore medievale, come ebbe a definirlo Dante, si trovava a Melfi, in Basilicata. Il suo percorso era al culmine. Era iniziato nel 1220, quando, scendendo dalla Germania, si era fatto incoronare imperatore in San Pietro. Era proseguito nel 1224, quando fondò la prima università statale della storia. Nel 1228-29, in Terra Santa, aveva portato a termine la sua Crociata della pace, risolta senza sangue e con un accordo diplomatico, fornendo un esempio di lungimiranza politica ancora oggi valido. Dopo essere divenuto signore dell’Occidente e dell’Oriente, imperatore, re di Sicilia, Germania e Gerusalemme, non gli rimaneva che un ultimo passo: promulgare un Codice giuridico, il primo importante dopo quello di Giustiniano e destinato a rimanere in vigore per secoli, fino all’inizio dell’Ottocento. Le immagini come potere assoluto, dall’antica Roma all’impero americano Il mese scelto L’anno 1231 è, dunque, l’esito di una lunga pianificazione. E il mese è scelto con accortezza. Agosto (Augustus), con il suo richiamo intrinseco e inevitabile all’attributo dell’imperatore dal quale prende il nome, è l’unico adatto alla promulgazione di un corpus di leggi augustali. Appare con estrema evidenza dalla datazione che si legge in conclusione: «Portato a termine nella solenne dieta di Melfi, nell’anno del Signore 1231, nel mese di agosto, ma introdotto il successivo mese di settembre». La doppia indicazione cronologica non è ridondante. Settembre è il mese dell’effettiva entrata in vigore, quello che ha valore, ma è agosto il mese del concepimento: non può esserne un altro, perché dà sostanza simbolica a una raccolta di leggi voluta da un augusto imperatore, destinata, perciò, a essere tramandata sotto il nome di Liber Augustalis. L’invenzione del “conclave”: quando i viterbesi chiusero a chiave i cardinali e scoperchiarono il tetto L’importanza La raccolta è coesa. L’intera architettura rivela uno sforzo di sistematizzazione del diritto civile e pubblico che non ha paragoni nell’Europa del tempo. Raccoglie leggi atte a regolamentare ogni ambito della vita sociale e istituzionale. Il primo libro è dedicato all’ordinamento del Regno, in particolare magistrature e finanze; il secondo si occupa del processo; il terzo riguarda il diritto privato, penale e feudale. Tutela anche la purezza dell’aria e dell’acqua e definisce regole sanitarie, compresa la formazione di medici e speziali. Alcune norme sono ancora oggi degne di memoria: le 21-23 del primo libro mirano a proteggere le donne in generale, e in particolare le vittime di violenze e rapimenti. Sanzionano anche la pratica del matrimonio riparatore (la fuitina), che si usava per porre rimedio a rapimenti e atti di violenza organizzati proditoriamente. E sanciscono pene severe anche per chi, testimone di aggressioni, non intervenga in soccorso di una donna indifesa. Che la Costituzione Melfitana fosse importante non sfuggì a nessuno, neppure al papa Gregorio IX: fare leggi, allora, era considerata esclusiva prerogativa pontificia e qualsiasi interferenza imperiale era ritenuta deleteria, perché faceva vacillare la saldezza del creato, introducendo inammissibili scandali, cioè confusione nella Chiesa, al di fuori della quale non vi può essere salvezza. Eppure, lo scopo di Federico non era quello di mettere in pericolo la sopravvivenza del genere umano, né di generare confusione. Al contrario! Lo afferma con estrema decisione nel proemio del Liber Augustalis, che fornisce un’articolata giustificazione teologica della necessità dell’esistenza di prìncipi e governanti, che non solo possono, ma addirittura devono legiferare. L’uomo conserva in sé il seme del peccato originale e continua a trasmetterlo, mettendo costantemente a rischio la sopravvivenza della sua specie. È tale rischio che rende necessaria, per effetto della divina provvidenza, l’autorità dei prìncipi e dei governanti temporali. È in questo passaggio cruciale che il diritto naturale si trasforma definitivamente in positivo, che la creazione divina si fa istituzione secolare, che l’insegnamento di un tempo remoto si fa attuale e degno di essere ricordato. È in questo principio che trova fondamento l’idea secondo cui il governante si pone al di sopra delle leggi: non perché possa adattarle ai propri interessi, ma perché è suprema incarnazione della giustizia. Fulvio Delle Donne è direttore scientifico di Fantastico Medioevo, progetto triennale promosso dalla Giunta regionale di Basilicata e coordinato dalla Fondazione Matera Basilicata 2019, in collaborazione con Apt Basilicata, Lucana Film Commission, Regione Normandia, con l’obiettivo di valorizzare il ricco patrimonio medievale della regione e mostrare quanto il Medioevo sia stato un periodo di straordinaria creatività, immaginazione e modernità. Fino a dicembre 2025, i borghi del medioevo lucano ospitano una serie di iniziative fra spettacoli, mostre e approfondimenti. Il programma completo degli appuntamenti è consultabile sul sito fantasticomedioevo.it.