Il veleno nella coda

Fra le pagine dell’autofiction si aggira l’oscuro inquilino di Berlusconi e il suo dentista

  • Francesco Mazza racconta la sua vita in un libro, Il veleno nella coda edito da Laurana, partendo dal suicidio del padre. Ovvero di colui che ha ricostruito la mascella al cavaliere, distrutta con un souvenir del Duomo da Massimo Tartaglia.
  • Tutta la storia è mossa dalla spinta oscura del fare, fare di più, fare meglio, dalla continua presenza dell’«oscuro inquilino», dispensatore di melanconia, ossessione, insoddisfazione.
  • Il libro racconta una generazione cresciuta a Mediaset e merendine che ora deve fare i conti con un innegabile impoverimento.

Evviva l’autofiction, se ha delle storie da raccontare. Dopo decenni in cui qualsiasi autore ha ritenuto doveroso fare storytelling sul proprio io, e ha riempito scaffali di narrativa di romanzi che sono autocertificazioni, non richieste, con copertina, il lettore potrebbe sentirsi leggermente stracco, aver voglia di prendere tutta l’onda dell’autofiction per quello che in gran parte è: il dormicchiare delle autocertificazioni sotto una coperta nostalgica. E trascendentale, perché a volte l’ori

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