Dal 28 luglio  fino al 30 settembre, si terrà la quarta edizione del Gibellina Photoroad, il festival di fotografia e arti visive organizzato nei pressi di Belìce: vi saranno 34 mostre e 49 artisti invitati da ben 11 paesi europei ed extraeuropei.

L’edizione di quest’anno vuole essere un omaggio alla fotografia intesa come arte che viola le regole appartenenti ad altre arti in modo da dar vita ad una serie indefinita di linguaggi indipendenti che si prestano a diverse letture. 

Nelle mostre presentate, saranno, infatti, innumerevoli le letture delle varie opere che trattano di temi variegati su cui la società e quindi anche l’arte, al tempo stesso, sono sempre più obbligate a riflettere. 

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sembra una realtà molto più vicina di quanto si pensasse, fondamentale è la mostra dell’artista e fotografa svizzera, Catherine Leutenegger, che si propone di raccontare le alterazioni della stampa 3D dimostrando la progressiva labilità tra la il mondo reale e quello digitale.

Gibellina Photoroad dimostra che l’arte non deve necessariamente alienarsi dalla realtà e configurarsi come un qualcosa di pochi in quanto la sua funzione è più che altro quella di dar luce a determinate tematiche che persino la politica decide di ignorare.

In riferimento agli incendi divampati nelle ultime settimane in varie regioni italiane, un notevole spunto di riflessione sulla questione ambientale è dato dalla mostra di Matteo de Mayda che ha ad oggetto un altro disastro ambientale: la tempesta Vaia che ha scosso il Trentino e il Bellunese nel 2018 causando una perdita economica di quasi tre miliardi di euro. 

Infine, un’altra interessante mostra è quella di Matteo Delbò, che dopo la strage nel Mar Mediterraneo del 3 ottobre 2013, si imbarcò sulla nave Libra per seguire l’ultimo viaggio dell’operazione umanitaria nel suo reportage “Primo Sonno”. 

La mostra ha l’obiettivo di evidenziare due questioni: quella della nazione e quella del possesso. La prima diventa di nuovo sempre di più un tema centrale nel nostro paese, addirittura resa programma elettorale. La seconda, invece, viene sempre più intesa come una condizione esclusiva della prima.

La storia

Gibellina è uno dei più grandi musei di arte contemporanea “a cielo aperto” nel mondo con un’importante storia alle spalle. Infatti, nel 1968 un violento terremoto scosse la valle del Belìce comportando la completa distruzione di Gibellina.

Dopo il sisma, il nuovo sindaco della città, Ludovico Corrao, insieme ad un gruppo di intellettuali, tra cui Leonardo Sciascia, lanciò un appello per la ricostruzione a cui risponderanno diversi artisti celebri nel panorama internazionale. 

Così attraverso l’energia catartica dell’arte e della cultura nella città, del tutto rasa al suolo, sono state create circa cinquanta opere architettoniche e sculture en plein air.

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