Anche le galassie possono morire: succede quando smettono di formare nuove stelle. Ora, per la prima volta, gli astronomi hanno visto chiaramente l'inizio di questo processo, in una galassia lontana. Osservare questa agonia, destinata a durare "appena" qualche decina di milioni di anni, è già di per sé spettacolare: la galassia espelle quasi la metà del gas che le serve per formare nuove stelle. Così non ne avrà più a sufficienza e sarà destinata a spegnersi.

Ma c'è di più: secondo gli scienziati, la "ferita mortale" per la galassia sarebbe stata provocata dalla collisione con un'altra galassia. Una scoperta che potrebbe fare ripensare a come le galassie smettono di dare vita a nuove stelle.

Viaggio nel tempo

L'autrice principale del nuovo studio, pubblicato oggi, 11 gennaio, su Nature Astronomy, è Annagrazia Puglisi, dell'Università di Durhamnel nel Regno Unito e del Saclay Nuclear Research Centre in Francia: «È la prima volta che osserviamo una tipica galassia massiccia con alta formazione stellare, nel lontano universo, che sta per "morire" a causa di una emissione notevole di gas freddo».

L'osservazione è stata fatta usando Alma, un osservatorio astronomico internazionale che si trova nel deserto di Atacama, in Cile. Per noi è come una sorta di viaggio nel tempo: la galassia è così distante che la sua luce impiega circa nove miliardi di anni per raggiungerci. Significa che ciò che gli astronomi vedono ora, in realtà è accaduto quando l'Universo aveva appena 4,5 miliardi di anni.

Come morirà

L'espulsione di gas – spiegano gli astronomi – avviene a una velocità impressionante, con un tasso equivalente a 10.000 soli all'anno. La galassia non ha però smesso di formare nuove stelle, con una velocità di centinaia di volte superiore rispetto a quanto avviene nella via Lattea.

Cosa significa? Che il gas rimanente è destinato a consumarsi con una certa rapidità. In poche decine di milioni di anni, un tempo breve per l'universo, la galassia si spegnerà definitivamente.

La fusione

Secondo gli astronomi, questa galassia – chiamata ID2299 – è in realtà il frutto della collisione, e dunque della fusione, fra due galassie diverse. Gli scienziati lo hanno ipotizzato, riuscendo ad associare il gas espulso con una "coda mareale". Le "code mareali" sono flussi allungati di stelle e gas che si estendono nello spazio interstellare: solitamente sono troppo deboli per essere visti con questa distanza. Ma non questa volta.

Finora, gli astronomi ritenevano che le galassie potessero "morire" per le conseguenze dei venti causati dalla formazione stellare e per l'attività del buco nero al centro di galassie massicce. «Il nostro studio suggerisce che le espulsioni di gas possono essere prodotte dalla fusione di galassie e che i venti e le code mareali possono apparire molto simili», spiega Emanuele Daddi del Cea-Saclay, coautore dello studio.

Come spesso accade nella scienza, la scoperta è stata fatta per caso, mentre Alma stava osservando centinaia di galassie lontane. Solo così ci si è accorti che una galassia aveva iniziato quel processo che la porterà, inesorabilmente, alla morte.

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