- Per ragioni tecniche e socioculturali non è affatto scontato che gli ascolti dei talk show politici entrino in crisi e che il genere tramonti a causa dell’unità nazionale che spiana vecchi slogan e differenze.
- La platea televisiva è tribalizzata e muove il telecomando seguendo una bussola essenzialmente identitaria, in modo perfettamente consapevole e non secondo una reattività elementare e incosciente.
- I partiti, cambiano, muoiono e altri ne verranno, ma mentre noi del pubblico lasciamo girare la ruota della Storia continuiamo a cercare nei talk show quello che siamo.
È in edicola oggi, al prezzo di 2 euro, lo speciale DopoDomani dedicato alla crisi dei mass media dopo la pandemia, dal potere dei social alle querele temerarie. Che ne sarà dei “talk show politici”, fatti di sughero per meglio galleggiare sull’onda delle risse? Se lo chiede il mondo dei mass media, chi col timore, chi con la speranza che la convergenza universale dei partiti allineati dietro Mario Draghi stia privando di bandiere le proteste e i loro echi da Massimo Giletti, Bianca Berlingue



