La statua deposta di Caterina II - Foto di Anna Golubovskaja
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La statua deposta di Caterina II - Foto di Anna Golubovskaja

La spiaggia è minata, ma la celebre passeggiata di legno è frequentata da famiglie con bambini e da ragazzi. E da gatti. Mentre suona il mio primo allarme aereo sto giocando con un gattone tigrato. Mi guardo in giro ma nessuno sembra far caso alla sirena. Nonne con bambini per mano,  fidanzati abbracciati,  ragazze coi capelli fluttuanti continuano a passeggiare, e così faccio anch’io.

Questo articolo è tratto dall’ultimo numero di Finzioni, il mensile culturale di domani disponibile dal 14 gennaio. Abbonati online o compralo in edicola per leggerlo 

Non ho ancora tolto dal cellulare l’app dell’allarme per gli attacchi aerei. Ogni tanto suona, come stamattina in metropolitana. Anche se sono tornata dall’Ucraina il 3 gennaio continuo a leggere le notizie che arrivano da lì come prima cosa. Evgenij Golubovskij, lo scrittore 86enne col quale ho trascorso l’ultimo pomeriggio dell’anno, mi aveva avvertita: «Odessa non si dimentica». La mattina che sono partita da Milano i siti italiani scrivevano: «Ultim’ora, pioggia di missili in Ucraina».

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