Ebbene sì, anche i manga ci parlano di diritto! E lo fanno in tanti modi, in maniera più o meno diretta e più o meno strutturata, in base al pubblico cui sono indirizzati e al genere. Per quanto anche in Italia si sia sviluppato recentemente un nuovo sentire nei confronti della letteratura fumettistica, associare manga e diritto può ancora stupire.

Non perché si debba ritenere che un prodotto di intrattenimento non possa stimolare la riflessione, in questo caso giuridica, quanto perché la tradizione dei paesi dell’estremo oriente assegna al diritto un ruolo residuale, considerandolo come un qualcosa buono solo per i “barbari”. Ne conseguirebbe, pertanto, che il ricorso al diritto avrebbe come risultato il rendere evidente l’esistenza di conflitto all’interno del gruppo sociale e l’incapacità di quest’ultimo di impedirlo ovvero di ricomporlo altrimenti.

Seguendo questa linea di pensiero, il passo è breve a considerare i giapponesi timidi nel rivendicare e affermare i propri diritti, schiacciati da una società che promuove omologazione e conformismo e che predilige gli interessi del gruppo rispetto a quelli dell’individuo.

L’immagine che i manga ci restituiscono è, invece, di tutt’altra natura. Poco conformismo, poca omologazione e, soprattutto, tanta voglia di affermare i propri ideali e i propri valori, soprattutto contro il potere costituito. Del resto, molti bambini, ora adulti, hanno avuto il primo contatto con un tema come quello della fluidità di genere guardando il cartone animato di Lady Oscar!

Shōnen manga sovversivi?

A leggere attentamente alcuni tra i manga per ragazzi, chiamati shōnen, più popolari delle ultime due decadi non si può fare a meno di constatarne il contenuto sovversivo. Basti pensare a One Piece, il manga di Eiichirō Oda, serializzato dal 1997, che ora è giunto al suo 102esimo volume e a 490 milioni di copie vendute in 58 paesi.

Già solo la scelta della tematica, i pirati, lascia intendere che i personaggi siano tutt’altro che timidi, conformisti e omologati. Il protagonista, Monkey D. Rufy, sogna di diventare il re dei pirati e per raggiungere il proprio obiettivo, oltre che a formare progressivamente una ciurma stravagante e variegata in cui i talenti di ciascuno si completano, si propone niente di meno che sovvertire l’intero ordine mondiale! Il senso di giustizia di Rufy e della sua ciurma lo spinge infatti a combattere un governo corrotto e ingiusto, che fonda il proprio potere sulla manipolazione della realtà e sulla prevaricazione dei più deboli.

Il potere corrompe

Se già Tolkien ci ha dimostrato che il potere corrompe, che dire della parabola di Light Yagami, protagonista di Death Note, manga scritto da Tsugumi Ōba e disegnato da Takeshi Obata? Light è studente modello che disprezza la società contemporanea, corrotta e incapace di reprimere il crimine. Un giorno trova sul suo cammino un quaderno, sui è scritta una semplice regola: l’umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.

Con l’inserimento di elementi soprannaturali, il duo Ōba-Obata trascina magistralmente il lettore nel delirio di onnipotenza di Light, mostrando come egli intenda servirsi del quaderno per creare un nuovo ordine mondiale nel quale, in qualità di nuovo dio, potrà finalmente far trionfare la giustizia, la sua.

I manga per un pubblico adulto, chiamati seinen, offrono spesso una penetrante riflessione sulla nostra società e alcuni di essi sono costruiti attorno a problematiche giuridiche che sono la nostra contemporaneità.

Due opere distopiche, Ikigami e Demokratia, scritte e disegnate nell’ultimo decennio da Motoro Mase colpiscono e inquietano il lettore per la loro attualità. Con Ikigami, Mase ci porta a riflettere sulla legittimità di un governo che, dietro la pretesa di instillare nei propri cittadini l’importanza della vita, uccide, a caso, un giovane su mille, tra i 18 e i 24, cui aveva inoculato una capsula letale in occasione della vaccinazione obbligatoria alle elementari, e sulla responsabilità di quei burocrati incaricati di notificare l’avviso di decesso (l’ikigami del titolo), 24 ore prima dell’esplosione della capsula.

Con Demokratia, invece, la riflessione si sposta sulla predisposizione di un software in grado di perfezionare il voto a maggioranza, facendo in modo che anche le proposte della minoranza possano essere discusse. Saranno davvero l’algoritmo e l’internet a ridare linfa alla nostra democrazia?

Il fenomeno giuridico è quindi strettamente connaturato a tutta la cultura pop. Esso viene però variamente affrontato perché varia è la cultura pop nelle sue forme ed espressioni. E vedere come i manga lo approcciano è sicuramente uno dei modi migliori per avvicinarsi sia al diritto che a una cultura così lontana ma anche incredibilmente vicina.


Il 23 e 24 giugno il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia ospiterà l’assemblea e il convegno dell’associazione degli studiosi di diritto pubblico comparato ed europeo (Dpce) che, quest’anno ha come tema La rappresentazione delle tradizioni giuridiche nella pop culture, in cui studiosi da tutta Italia e oltre discuteranno del modo in cui il diritto è narrato in fumetti, cinema, serie tv.

© Riproduzione riservata