I PADRONI DEL MARE

Un’estate in Calabria: la necessità di vivere immersi nell’effimero

In I padroni del mare di Bianca Fenizia, la bella stagione è stare insieme, il mare è una calamita che attrae e distrae, c’è sempre un vecchio parente da salutare. E poi nel romanzo c’è l’ironia sottile come quella di Nora Ephron, per una mescolanza di realtà e finzione, vivi e morti, fino ad ottenere un gran bell’esordio

Comincia col rumore di una vecchia 126 del padrone di casa, un motore che ricorda il canto di un muezzin, l’estate di Bianca Fenizia nel suo primo libro, un romanzo famigliare vista mare. Pasolini contava la vita a estati, Leo Benvenuti diceva: «In fondo la vita sono venti estati utili», e I padroni del mare (Rubbettino) ne mette insieme diverse per capire e capirsi. Si va a Jonia, paese nel quale convergono le Calabrie, con una madre che «ha il sorriso più bello di Diane Keaton», e dove c’è un

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