Musica di strada e classifica

I trapper sono figli di Fabri Fibra divisi fra Gomorra e storytelling

  • Tutta la storia breve della trap e della drill è piena di rapper che non arrivano a chiudere i versi perché troppo veri, perché hanno altro da fare, troppo sfatti per arrivare in fondo, tenuti in piedi soltanto dall'elettricità pura dell'autotune.
  • Il realismo del rap è un affare da sempre presunto. Spesso è iperrealismo, altre volte pura fantasia cinematografica. Pasolini non c'è mai, o quasi. Ma c'è Goodfellas di Scorsese, che Pasolini lo ha visto e amato. Ci sono Il Padrino e Scarface, dove la ricchezza sfrenata e la rivincita sociale conducono alla finale crocefissione.

  • Quindici anni fa erano i tempi di Fabri Fibra, che per primo fece imparare a memoria parolacce e invettive ai bambini delle elementari ai tempi degli Applausi per Fibra e dei Vaffanculo scemo. Facile tra quei bambini trovarci i trapper di oggi. Lui intanto è tornato con un nuovo album.

“Com'è vera la mia merda / sembra scritta dalla strada stessa” rappa Paky, vero nome Vincenzo Mattera, in No Wallet. Niente portafoglio. Io mi tengo tutto ncuollo, cioè addosso, i soldi e il resto. è il tema della canzone divisa a metà con Marracash. Shit è gergo facile. Ventidue anni, nato dalle parti di Secondigliano (di cui mantiene l'accento e forse l'imprinting) Paky è oggi una delle icone di Rozzano, banlieue milanese che lui chiama Rozzi. “Giro a Rozzi / Io qua ci muoio frate' a Rozzi”

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