- Il punto di riferimento storico di Vladimir Putin non sono sovrani come Pietro il Grande e Caterina, che hanno cercato di avvicinare la Russia all’Europa, ma il dispotismo reazionario di Nicola I.
- Un volume dello slavista Bengt Jangfeldt ricostruisce la genesi storica del rapporto conflittuale della Russia con il vecchio continente e la nascita del movimento slavofilo.
- Punto di arrivo di questo tensione è l’ideologica nazionalista basata sull’idea di unicità del popolo russo, il cui alfiere oggi è il filosofo Aleksandr Dugin
Quando ci si riferisce a Vladimir Putin come a un nuovo zar non bisogna dimenticare che i punti di riferimento non sono Pietro il Grande o Caterina. Non è il loro dispotismo illuminato ad attrarre Putin, ma il dispotismo reazionario di Nicola I. Pietro sognò di occidentalizzare la Russia e Caterina, nella sua ordinanza (in russo nakaz) del 1767, definì la Russia «un regno europeo», mentre Putin vede oggi nell’Europa liberaldemocratica un nemico da attaccare. Lo zar Vladimir è dunque più vicino



