L’artefice di una tv “governativa”, democristiana nella gestione e nell’indole

Il cerimoniere nazional-popolare: quando Baudo era la televisione

È stato l’artefice di una tv “governativa”, democristiana nella gestione e nell’indole, garanzia di continuità anche negli anni Ottanta della lottizzazione più spinta. Un professionista serio, autentico, rigoroso, l’uomo che ha traghettato la televisione a essere quel che doveva essere: uno svago senza sbrachi né intenti moraleggianti, un rito comunitario e rassicurante, uno specchio nel quale rifletterci e scoprire chi siamo

Il signore della televisione, il cerimoniere per eccellenza dello spettacolo famigliare, il mattatore istrionico e rigoroso. Con Pippo Baudo, scomparso nella serata di sabato 16 agosto all’età di ottantanove anni, se n’è andato l’ultimo esponente di una tv vissuta e percepita come autentico spazio di coesione rituale, di un sentimento di appartenenza condivisa capace di accendersi a intermittenza, scavando nel quotidiano e attingendo dal riconoscimento reciproco con il pubblico la propria forza

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