L’orologiaio di Brest è ambientato fra i Settanta e gli Ottanta, anni di piombo e tritolo, i più difficili da raccontare come fiction. L’autore ha deciso di cancellare i riferimenti diretti, ma sono fatti, circostanze e storie che conosciamo e riconosciamo bene
«Il tempo passava, e nessuno veniva. Poteva significare solo due cose: che mi ero nascosto talmente bene da essere diventato invisibile, oppure che avevano smesso di cercarmi. Poteva anche dire, però, che chi aveva interesse a trovarmi era morto, finendo all’inferno che si era meritato. Poteva essere, ma ci credevo di meno». Sta qui, occultata en passant in un soliloquio finale, la manina pietosa ma implacabile di Maurizio de Giovanni nel suo ultimo noir. Fin lì ci ha illuso che il tempo passa.


