Jovanotti a Crocetti

La poesia è lucidità e consapevolezza oppure visione? Illuminazione

di cui il poeta è antenna e strumento? Cos’è la

poesia, Nicola?

Della poesia e dei poeti sono state date migliaia e migliaia

di definizioni diverse. Segno che non ce n’è una valida

per tutti. Io penso semplicemente che sia una forma di

artigianato che usa come strumento le parole, con le quali

gli esseri umani cercano di dar forma ai propri sentimenti

per comunicarli e farne dono agli altri. Così come

si dedica una canzone alla persona amata o le si regala

un libro, un mazzo di fiori o un profumo. Quanto più

lucidamente, consapevolmente – e con maggior abilità –

sarà costruito questo “dono”, tanto maggiori saranno le

possibilità che risulti gradito e ben accetto a colui cui è

dedicato o a chi lo riceve. E soprattutto sarà più facile

che resista al tempo.

Esiste un metodo per leggere poesia?

Credo che il metodo migliore sia quello di leggere e rileggere

più e più volte, meglio ancora di mandarla a memoria,

finché diventi parte di noi stessi.

Almeno fino al Novecento la poesia è costruita sulla metafora

Natura/Umano, correggimi se sbaglio. Le liriche

legate alla natura sono portanti e attraversano tutta la poesia.

Oggi la natura sembra scomparsa, l’essere umano è

diventato soprattutto un animale urbano e anche la poesia

ha cambiato ambientazione. Non conosciamo più i nomi

dei fiori e dei venti, che sono stati buoni da far rimare per

qualche millennio. E da adesso in poi? Come si fa?

La realtà cambia, le parole (cioè gli strumenti) cambiano.

Quello che non cambia sono i sentimenti umani, i medesimi

da sempre. Basta rileggere Omero, i lirici antichi o

i tragediografi per rendersene conto: da millenni si parla

delle stesse cose, degli stessi sentimenti.

Come si farà da ora in poi? Saranno i nuovi linguaggi

che dovranno adeguarsi a parlare delle cose eterne. Già

ora, per esprimerci, sui cellulari usiamo le emoticon o le

abbreviazioni.

La poesia è considerata un genere “difficile”. Per me in quanto

lettore le cose difficili sono in generale quelle che meritano

attenzione. Tu che pubblichi e traduci poesia da tanti

anni, dimmi qualcosa di definitivo che io possa usare per

mettere la pulce nell’orecchio dei lettori che temono la poesia

e non si avvicinano, oppure considerano poesia la musica

leggera, e si fermano lì, perdendosi un mondo pazzesco.

È come dici tu: le cose difficili sono quelle che meritano

più attenzione. Oggi (ma forse è sempre stato cosi) imperano

la superficialità, il disimpegno, l’effimero, spesso

l’incultura. Mi chiedi qualcosa per convincere chi ha

paura di avvicinarsi alla poesia. Si ha paura di quello che

non si conosce. Perché quasi nessuno parla mai di poesia

se non a scuola (e non sempre nel modo migliore). Se ne

parla poco o niente sui giornali, se ne parla spesso ma

a sproposito sui social, se ne parla pochissimo in televisione.

Hai visto cosa è successo quando hai recitato la

poesia di Mariangela Gualtieri al Festival di Sanremo?

È questo che bisogna fare: suscitare un putiferio, cogliere

tutti di sorpresa, incantare. E bisogna farlo sull’unico

mezzo in grado di raggiungere milioni di ascoltatori e

spettatori, la televisione. E farlo nel prime time, nei momenti

di maggior ascolto. E non da professoroni saccenti

che parlano in critichese e usano un linguaggio incomprensibile,

ma dai pochi bravi attori che sanno leggere

bene una poesia.

Bisogna convincere i giovani che, certo, le canzoni possono

anche essere bellissime, ma la poesia è un’altra cosa,

ed è anche più bella.

Perché hai accettato di fare un libro con un “tipo da spiaggia”

come me?

Perché tu hai tutto quello che serve per “convincere”,

per diffondere e far amare la poesia: la conosci bene, la

leggi da tanti anni, hai entusiasmo, passione, simpatia.

C’è bisogno di altro?

Qual è il libro Crocetti, anzi te ne concedo tre, di cui sei

più felice?

Un libro del poeta greco Ghiannis Ritsos, Quarta dimensione.

Contiene una serie di monologhi drammatici

in versi, scritti quasi tutti in campo di concentramento,

quando per eludere la censura il poeta doveva far finta di

parlare della mitologia, quando invece parlava dell’attualità.

Poi Testamento, un’antologia di Alda Merini compilata

insieme a Giovanni Raboni quando ancora non la

conosceva quasi nessuno, e che Raboni aveva definito “il

più bel libro di poesia degli ultimi quarant’anni”. Purtroppo

in seguito Alda è stata trasformata in un fenomeno

mediatico. Infine, Mandate a dire all’imperatore di

Pierluigi Cappello, un poeta friulano che ha vissuto per

più di trent’anni su una sedia a rotelle a causa di un grave

incidente, e che poi mi ha “fregato” Rizzoli.

Crocetti a Jovanotti

Come ti è venuta l’idea di fare questa antologia?

Leggendo la tua traduzione dell’Odissea di Kazantzakis a

un certo punto mi è sembrato di aver ricevuto un dono.

Mentre leggevo mi rendevo conto che ero oggetto di una

sorta di incrocio di linee, ero io stesso l’Ulisse del poema

e ho giocato a percorrere quelle traiettorie delle quali in

quel momento ero il punto di incontro. Una di quelle era

il nome Crocetti, l’editore, il traduttore, il “mito” della

poesia in Italia, con quella tua rivista con i poeti in copertina,

cos. importante soprattutto per un “illetterato” quale

io mi considero e sono. Sono spesso le immagini a far

scaturire un’idea, e quando ho immaginato una copertina

classica Crocetti con su scritto POESIE DA SPIAGGIA

e i nostri due nomi mi è apparsa come un quadro da in-

corniciare. Il libro si può anche non leggere, sebbene sia

venuto proprio bene, può andare anche come un quadretto

da appendere al muro.

Che cosa ti ha guidato nella scelta delle poesie? E nella

scelta del titolo?

Mi ha guidato il tuo entusiasmo, caro Nicola, il fatto che

a te l’idea di questo libro sia piaciuta da subito e tu abbia

avuto fiducia in me. Quando ci siamo sentiti la prima

volta e ti ho proposto questa cosa, ho sentito che ti era

piaciuta e che ti fidavi di me. Quando ci siamo scambiati

i primi titoli ci siamo accorti che più della metà delle poesie

e dei poeti che proponevamo erano gli stessi. Questa

è stata la conferma che eravamo insieme, un maestro e

un allievo.

L’idea del titolo è perché ho immaginato che qualcuno

si porti davvero questo libro in spiaggia, e che insieme

al “giallo” dell’estate o al romanzo del momento nello

zainetto ci sia anche questo oggetto magico, un libro di

poesie bellissime legate al mare, al viaggio, all’avventura,

all’amore, alla vita.

Inoltre noi siamo due tipi da spiaggia a pubblicare un

libro di poesie in un tempo come il nostro, siamo come

due bagnini per le anime, a nostra volta naufraghi.

Quando ti è nata la passione per la poesia?

Forse dal Cantico delle creature di Francesco d’Assisi,

da piccolissimo. Però non è una passione, è più un

giardino segreto, e la metrica di “frate sole” è arrivata

prima delle parole, come una melodia che viaggia su una

cadenza, una cosa che ti canta in testa. Successivamente,

intorno ai 14 anni, il vero incontro folgorante fu con

i futuristi, Palazzeschi soprattutto, la fontana malata, il

poeta, oppure lo Zang Tumb Tumb di Marinetti, le poesie

visive di quel movimento. Quella roba per me fu più forte

di un disco, di un concerto, e ci ho costruito una passione,

una vocazione per le parole che suonano e battono,

prima ancora di quello che significano.

Che posto ha la poesia nella tua vita e nel tuo lavoro artistico?

E pensi che lo influenzi?

Non ha nessun posto specifico sebbene sia dappertutto,

come la luce, come l’aria. C’è quel verso di Manzoni ne

“La Pentecoste” che forse è l’immagine che più mi è rimasta

dentro dal liceo

Come la luce rapida

Piove di cosa in cosa,

E i color vari suscita

Dovunque si riposa

Ecco, per me questo verso definisce la poesia. Che posto

ha nella mia vita? è una forma della luce, anzi è luce che

ha preso forma, forma di parole, o di immagini, o di suoni,

di cose.

Se la poesia influenzi o meno il mio lavoro artistico non

so rispondere. Le canzoni pop sono “macchine” che devono

funzionare come funziona un cucchiaio o una moto,

sono degli oggetti di design immateriali, quindi è impossibile

per me dire cosa influenzi la nascita di una canzone.

Un verso di Ungaretti per me che scrivo canzoni ha la

stessa possibilità evocativa di un cartellone pubblicitario,

di un incidente in autostrada, di un tramonto pittoresco,

di un odore sentito per strada, di una notizia vista in TV

o di una canzone di un altro cantante sentita alla radio.

Secondo te la poesia è necessaria? E perché?

Non so se necessaria è la parola che userei per definire la

poesia, perché è ridondante. Di fatto si può vivere bene

anche senza, però se si incontra la poesia si vive meglio,

non si è mai soli, si è sempre circondati da queste voci,

dalle invenzioni, dalle immagini, è come ridiventare animali,

i sensi sono più acuti. Dopo aver letto una poesia

si è diversi, tutto appare di nuovo per la prima volta. La

poesia rigenera. In un’epoca di “consumatori” ci rende

un po’ anche “generatori”, il che non è niente male.

In occasione dei tuoi concerti incontri centinaia di migliaia

di persone. Considerato che sei un grande lettore di prosa e

di poesia, che libri consiglieresti al tuo pubblico?

Per consigliare un libro bisogna conoscere almeno un po’

chi riceve il consiglio, essersi fatti un’idea di chi si ha davanti,

anche un’idea sbagliata può andare bene. Questo

non vuol dire che io non conosca chi ho davanti quando

faccio un concerto, dopo tanti anni la mia è una “comunità”,

e questo a volte può essere un limite, perché porta

a mettere in atto stratagemmi di seduzione che sono un

vizio del mio mestiere, che più si mantiene ingenuo e più

mi piace.

I libri sono innamoramenti, non consiglierei a nessuno di

chi innamorarsi, però consiglio di innamorarsi, perché è

bellissimo, dolorosissimo a volte, faticoso, meraviglioso

come sono i grandi libri. Ognuno ha i suoi “testi sacri”,

la letteratura è una religione aperta, per fortuna: si entra

e si esce quando si vuole. Io consiglio di entrare da tutte

le porte e di lasciarle sempre aperte per poter uscire se si

vuole.

da Nicola Crocetti, Jovanotti Poesie da spiaggia, Crocetti editore

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