Il libro “La cronologia dell’acqua”

La forza di Yuknavitch nel tentativo di dare forma all’informe

  • Quando ho letto per la prima volta The Chronology of Water di Lidia Yuknavitch, in vista della traduzione, ho pensato che non potesse esserci titolo più azzeccato. In questo memoir disorientante, Yuknavitch tenta di dare forma, coerenza, misura alla massa indistinta del dolore e della rabbia.
  • La memoria fa acqua da tutte le parti, tentare di fissare nella scrittura un ricordo incorrotto, incontaminato (“puro”, potremmo dire) è un’impresa impossibile, perché nel momento in cui si prova a strutturarlo secondo una trama e un contesto si finisce inevitabilmente per snaturarlo.
  • Sentivo poi che il ritmo era essenziale nella resa. All’occorrenza, il fluire della narrazione doveva saper rallentare, raccogliersi in pozze davanti a cui fermarsi e riflettere. Come in un brano struggente, maturato nel dolore per la morte della figlia.

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