Nella sua Norvegia, dove il tennis è uno sport esotico, l’anti spettacolare Casper Ruud ha imparato le arti dell’abnegazione e del sacrificio, arrivando al quarto posto nella classifica mondiale. È alla seconda semifinale consecutiva alle Atp Finals di Torino
- Casper Ruud, numero quattro del mondo, è alla seconda semifinale consecutiva alle Atp Finals di Torino. Lo scorso anno era trattato dai più come un accompagnatore di lusso dei grandi campioni e in pochi scommettevano su un suo ritorno nel torneo che ospita i primi otto tennisti della stagione.
- La Norvegia, a dispetto di un’antica campionessa naturalizzata statunitense (Molla Mallory) non ha tradizione tennistica, divisa come è tra calcio e sport invernali. Invece Casper, figlio d’arte, ha intrapreso una lunga rincorsa solitaria al vertice di una disciplina pressoché sconosciuta in patria.
- Nel giro di tre stagioni, grazie anche al suo idolo Rafa Nadal presso il quale si allena a Manacor, Ruud è stato capace di abbattere una quantità di primati, diventando il primo finalista Slam e primo top ten norvegese della storia. Sebbene sia conosciuto per le buone maniere e il carattere mite, in campo è tra i clienti peggiori in circolazione.
«Non dico si debba dare fuoco agli sci, questo no». Quando hanno chiesto a Casper Ruud cosa significhi fare il tennista in Norvegia – un posto con cinque milioni di persone, una trentina di centri con campi al coperto e i ragazzi sostanzialmente divisi tra l’amore universale per il calcio e quello patrio-climatico per gli sport invernali – si è aperto in uno dei suoi sorrisi radiosi da good guy quale è reputato tra i colleghi. «Però mi piacerebbe che qualche giovane decidesse di posare le rac



