Nel libro “Napoli stanca” (Solferino), diciassette scrittori indagano percorsi obliqui e periferici, lontani dalla cartolina classica ma anche da quella dark che hanno caratterizzato il racconto tradizionale e più recente della città, generando un serbatoio di luoghi comuni vecchi e nuovi. Per una testimonianza civile e una interpretazione critica di una metropoli ormai largamente sovraesposta. Ospitiamo un brano tratto dall’introduzione di Mirella Armiero, curatrice del volume.
Questo libro nasce nella frescura di un giardino seicentesco, oggi non più aperto al pubblico, un luogo incantato che resta in attesa di un riscatto o di una sorte nuova, un po’ come tutta Napoli. Abbiamo iniziato a incontrarci lì, quasi per caso, all’inizio del 2022, quando la pandemia iniziava ad allentare la morsa. Nei viali quieti - in lontananza il mare - si respirava quello stesso “intollerabile profumo di fiori d’arancio” che rapiva i sensi di André Gide, non ancora trentenne, durante il


