Un disperato tentativo di rilancio. La Superlega europea per club prova in ogni modo a rimanere un progetto in vita e per questo procede alla nomina di un nuovo amministratore delegato. Si tratta del manager tedesco Bernd Reichart, classe 1974, ex presidente del consiglio d’amministrazione del gruppo mediale Rtl Deutschland controllato a sua volta dal gruppo Bertelsmann. La notizia della nomina di Reichart è giunta nella tarda serata di lunedì e ha provocato reazioni tiepide, certo non galvanizzanti per un progetto che continua a essere una chimera alimentata da pochi e mal assortiti soggetti. Né il clima politico e d’opinione intorno alla lega calcistica d’élite si presenta benevolo.

I gossip riferiscono che il mondo del calcio continentale guarda quasi con scherno alle tre società (Barcellona, Juventus e Real Madrid) che si ostinano a tenere in piedi il progetto. E anche dalle istituzioni comunitarie sono giunti nei giorni scorsi messaggi avversi. Dunque per herr Reichart il compito sarà per niente facile.

Un manager di sport e media

(Foto Michael Kappeler/picture-alliance/dpa/AP Images)

Sulle qualità professionali del manager tedesco non c’è alcunché da eccepire. Studi universitari in Germania e in Spagna, un iniziale auspicio di fare carriera nel mondo dell’insegnamento, Reichart si è ritrovato impegnato nelle professioni del marketing sportivo e dei media costruendosi una fama internazionale.

Un primo passaggio importante di carriera si è avuto con l’impegno in UFA Sport, agenzia di marketing sportivo fra le principali in Europa successivamente denominata Sportfive. In seguito Reichart ha consolidato attività manageriali in Spagna. In particolare, nel 2003 fu determinante per la sponsorizzazione del Real Madrid da parte di Siemens Mobile. Adesso il club merengue e il suo presidente Florentino Pérez sono i più accesi sostenitori della Superlega.

Presidente di Rtl dal 2019 fino allo scorso 31 agosto, Reichart è adesso amministratore delegato di A22 Sports Management, la società con sede a Barcellona che controlla la European Super League Company SL, società che dovrebbe organizzare il campionato d’élite per club. Sul sito di A22 è stato immediatamente pubblicato un video-messaggio del nuovo Ceo.

Si tratta di 2 minuti e 17 secondi nel corso dei quali Reichart passa rapidamente in rassegna quelli che a giudizio suo e dei residui soci fondatori della Superlega sarebbero i mali del calcio europeo: perdita di egemonia globale, modello economico obsoleto, utenza giovanile in fuga verso altri passatempi, mancanza di controllo da parte dei club sulla ricchezza che generano. E tuttavia, srotolata la lista dei problemi noti, arriva il messaggio nuovo da condensarsi in una parola: dialogo.

«Questo è il momento giusto per il dialogo» enuncia Reichart nel momento topico del video. E lancia un messaggio a generici stakeholder affinché si avvii un confronto «al riparo dalle minacce di sanzioni o esclusione dalle competizioni». Parole di apertura che mal si coniugano col furore dei toni d Pérez e di Joan Laporta, presidente del Barcellona (quanto al presidente juventino Andrea Agnelli, la sua incidenza nel progetto è ormai minima).

Segno di un cambio di registro? Lo si potrà valutare nelle settimane a seguire, ma intanto i soci fondatori continuano a sperare che nel 2023 arrivino dalla Corte di giustizia di Lussemburgo notizie a loro favorevoli, cioè contrarie al monopolio Uefa in materia di organizzazione delle competizioni internazionali per club.

E c’è da presumere che questo doppio standard sarà strategia imperante nei mesi a seguire. Come del resto lo stesso Reichart ha dimostrato facendo annunciare da Financial Times e Reuters, nella giornata di oggi, la stagione 2024-25 come possibile avvio della Superlega. Dialogo sì, ma intanto si tira avanti per la propria strada.

Clima d’opinione sfavorevole

(Michael Kappeler/picture-alliance/dpa/AP Images)

Il complicato riposizionamento della Superlega giunge in una fase che vede montare un clima negativo nei confronti del progetto e dei suoi promotori.

A questo proposito, nell’articolo in cui il quotidiano sportivo spagnolo Marca dava per primo l’annuncio della nomina di Reichart è stato raccontato un aneddoto. Pare che nelle stanze dell’Uefa e dell’European Club Association (Eca) circolino commenti sarcastici su Barcellona e Juventus, che tanto si battono per la realizzazione della Superlega ma poi sul campo rischiano di essere eliminate dalla fase a gironi della Champions League. Come a dire che senza la garanzia di una lega chiusa le due società stentano a rimanere fra le migliori d’Europa.

Ma un segnale ben più forte è giunto nei giorni scorsi da Margaritis Schinas, vicepresidente greco della Commissione Ue. Nel corso del question time tenuto al parlamento europeo il 18 ottobre Schinas ha pronunciato parole molto dure contro la Superlega.

L’ha definita un torneo per super-ricchi, intenzionati a spartirsi enormi risorse finanziarie a scapito del resto del movimento europeo. Soprattutto ne ha sottolineato l’incompatibilità rispetto al modello europeo di sport, che si basa su elementi quali la struttura piramidale aperta, la democrazia partecipativa e il meccanismo promozione-retrocessione che rende possibile il ricambio di forze.

Quest’ultimo meccanismo viene pressoché sterilizzato dalla prospettiva che la Superlega sia un torneo quasi chiuso, con membership permanente per i soci fondatori e un ricambio molto ristretto per le altre società. Schinas ha anche insistito sul fatto che il calcio sia cultura e identità, ciò che dalla Superlega verrebbe negato. E ha concluso con una frase perentoria: «Non si farà». Un anti-endorsement mica da poco per herr Reichart e la sparuta pattuglia di soci fondatori.

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