Laura grida spesso, quando si arrabbia ma non solo. Esistono molte storie nelle quali grida. Gridò la prima volta che andò con un ragazzo. Gridò tutte le volte successive, nel sesso. Gridò quando sua madre, a una domanda molto intima e importante, le rispose:

– Arràngiati.

Gridò infine il giorno in cui perse l’uso del dito indice sinistro. Il dito indice sinistro di Laura è molto sottile e dritto, e non si piega.

– Sembra l’ossicino di pollo nella fiaba di Hänsel e Gretel. Hai presente?

Naturalmente ho presente.

Hänsel e Gretel, fratello e sorella, si perdono nel bosco. Trovano la casetta di marzapane della strega, vengono rapiti, la strega chiude Hänsel in una gabbia e lo mette all’ingrasso, con l’idea di mangiarselo. Ogni giorno controlla i progressi tastando il dito indice del bambino, per un po’ Hänsel riesce a ingannarla facendole credere di essere ancora magro: le mostra, per l’appunto, un ossicino di pollo al posto del dito.

– E il mio dito sembra proprio un ossicino di pollo, – dice Laura. – È magro, è rigido, è rinsecchito. È così da quando avevo sedici anni.

A sedici anni Laura era molto famosa a scuola. Laura non era, non è, brutta. Forse dovrei dire che è bella. Per il fatto di essere davvero molto alta ogni tanto si dispiace. Le pare che essere medi oppure piccoli sia più semplice, in quanto si gestisce meglio il corpo. Ma resta il fatto che è bella, lo è sempre stata. A sedici anni, di conseguenza, era famosa. A scuola e fra gli amici.

L’anno prima, a quindici anni, era uscita qualche volta con un compagno di classe, avevano stabilito di essere una coppia, ma dopo poco si erano lasciati. Laura non aveva sofferto, ma aveva sviluppato una depressione leggera e una perdita temporanea del desiderio, fatto inusuale per lei. Ricorda sé stessa, in quel periodo, sdraiata sul letto, la domenica, intenta a elaborare pensieri che non le appartengono. Per esempio:

– Chissà perché la gente si masturba. È ben strano.

E mi farebbe vedere una foto di quell’anno, se ce l’avesse. È una foto significativa, lei e il ragazzo si trovano accanto a un monumento durante una gita d’istruzione. Nella foto Laura indossa un maglione viola, è seduta per terra, ha i piedi poggiati sui talloni con le punte rivolte verso l’alto. E guarda altrove.

Laura ricorda il momento in cui è stata scattata la foto, perché ha proprio pensato:

– Avrò i piedi in su e guarderò altrove.

Il ragazzo invece indossa una felpa grigia ed è in piedi e ha le braccia conserte, e guarda in camera. È molto attraente.

– Molto. Ha gli occhi azzurri. Ha molte ciglia e sopracciglia. È basso, ma attraente. Quelli bassi ma attraenti sono come una maledizione.

Da allora, tuttavia, lui non sarà più così attraente.

– Decadrà.

Molti si innamorano

Durante l’estate di quell’anno Laura è single e fuma alcune sigarette e fa innamorare un tipo interessante al mare. Si chiama Michele e gioca a pallanuoto. Ha una cicatrice sulla gamba. In quella vacanza molti si innamorano di Laura, del resto lei indossa un costume da bagno rosso di dimensioni ridotte. Le altre ragazze hanno costumi di dimensioni medie o grandi, e dai colori spenti e impauriti.

Michele e Laura trascorrono alcuni tramonti insieme, per un totale di otto tramonti. Durante questi tramonti parlano. Guardano il sole che finisce dentro il mare.

Laura una sera si ubriaca e viene portata a casa di qualcuno, una casa dove c’è una festa, e viene stesa sopra un letto, come misura d’emergenza. Comincia a vaneggiare, tutte le persone della festa si ritrovano intorno a quel letto per sentire cosa sta dicendo Laura. Sono frasi sconnesse e stravaganti, ma interessantissime. Michele si inginocchia ai piedi del letto. Prende appunti, scrive le frasi che sta dicendo Laura. Lei diventa, agli occhi di tutti, un oracolo.

La mattina dopo Laura non è più ubriaca, sta meglio. Torna da quella vacanza ed è una ragazza matura e indipendente, in quanto è stata un oracolo. La sua vita resterà per sempre influenzata, positivamente, da questa esperienza. L’esistenza di Laura è costellata di esperienze positive che hanno fortificato la sua autostima.

A scuola, a settembre, quasi senza accorgersene, Laura si innamora di un tale Federico. Se ne innamora improvvisamente. Federico lo conoscono in pochi, Laura lo conosce bene perché è il suo compagno di banco. È alto a sufficienza, è magro, ha senso dell’umorismo, ha i denti dritti e puliti. Anzi, è molto pulito in generale. Ma fino a quel momento Laura non lo aveva considerato.

Quell’anno i maschi della classe danno a Laura un soprannome di tipo sessuale, che riprende alcune sue caratteristiche fisiche. Scrivono frasi sulla lavagna. Lei fa come se niente fosse, non sa neppure cosa pensare. Forse nulla.

Federico però non le dà alcun soprannome, la chiama “Laura” e basta. Anzi inventa nomignoli da affibbiare a coloro che chiamano Laura con gli appellativi sessuali. E forse anche per questo lei comincia a pensare a Federico, al fatto che lo desidera. In quei momenti lei pensa anche molto al sangue, dentro il quale certamente scorre la passione che prova per lui. Laura una volta mi ha detto:

– È un’immagine semplice quella del sangue, ma con una dignità scientifica. Qualunque sostanza finisca nel sangue è difficile da togliere, dato che è complicato separare il solvente dal soluto.

Fu facile

Laura dice che la prima volta può essere difficile, ma per loro fu facile. Federico mise persino in ordine la propria stanza per accogliere Laura, pulì il pavimento alla perfezione la sera prima, e di nascosto da sua madre cambiò la federa del cuscino anche se non era il giorno in cui si cambiano le lenzuola. Posizionò lo specchio in maniera particolare per assecondare alcune fantasie erotiche, dimostrando un’inattesa maturità di pensiero. Si spogliarono a vicenda, camminando lui in avanti e lei all’indietro, per atterrare infine sopra il letto con la federa fresca di colore verde in una stanza con le pareti bianche dotata di un armadio blu contenente alcuni abiti di Federico e perciò maschili.

Laura indossava un vestito azzurro a quadretti e un paio di sandali gialli come il gelato alla crema. Il suo reggiseno non si slacciò facilmente, ma infine si slacciò. Laura pensò di soffrire di amnesia, forse avevano fatto tutto questo in un altro tempo che non ricordava. Purtroppo Federico si trattenne poco, limitandosi alla ricerca della propria felicità. Questo le lasciò addosso una sensazione di profonda inutilità del vivere. Chiese a Federico di regalarle una di quelle sue magliette sbiadite. È ancora oggi in lei radicata l’idea che ottenere vestiti dai propri amanti, come pegno d’amore, sia molto importante.

L’altra idea radicata in lei è l’importanza del detersivo adottato dalle persone.

La madre di Federico comprava un detersivo che Laura non aveva mai sentito prima, come odore. Di Laura, a scuola, dicevano:

– Quando arriva Laura arrivano prima le tette e lei dopo mezz’ora.

Lei invece pensava che quando Federico arrivava a scuola prima di lui arrivava il detersivo, un profumo buonissimo di infanzia e bellezza e amore infinito di una mamma per il suo bambino.

Chiunque fosse la madre di Federico di sicuro lo doveva amare molto, del resto non era pensabile una posizione più eccezionale di quella ricoperta dalla madre di Federico, la quale aveva avuto il privilegio di tenerlo dentro il proprio corpo per nove mesi interi.

– Nel corpo l’amore è senza confini, – dice Laura. – L’atmosfera interna ne è intrisa.

Un po’ di tempo dopo che si furono fidanzati capitò che Laura dovesse tenere un concerto. Mi sono dimenticata di dire che Laura aveva la passione per il violino, ed era molto dotata, un giovane talento, davvero. Il concerto era nella sala di un castello che si trovava in un paese poco distante. Per questo motivo lei e Federico presero il motorino.

Laura quel giorno indossava un abito rosa di pizzo, attillato, scollato, lungo fino al ginocchio, non proprio adatto a una violinista ma in ogni caso bello, un vestito che in motorino si arrampicava su per le cosce e si stropicciava. Era seduta dietro, i due erano appiccicati, le mutande di lei erano troppo piccole, era come essere nuda sul sedile. Federico aveva la pelle calda e i vestiti profumati.

A Federico piaceva sentire il corpo di Laura sulla schiena. A Laura piaceva leccargli il collo e mordergli la camicia, mangiarla. Era una camicia azzurra. Federico indossava una camicia fresca di bucato e un paio di jeans. In quel periodo lui aveva i capelli piuttosto corti, perché a Laura i capelli piacciono corti, negli uomini. Portava delle scarpe che Laura aveva scelto per lui. Erano scarpe che lei amava osservare, appena possibile, in quanto le trovava commoventi. Laura ritiene che le scarpe maschili siano spesso commoventi. Specialmente se vuote, ma anche quando vi abita il piede.

In motorino lei teneva il violino con una mano. Nel senso che con una mano teneva Federico e con l’altra la custodia. Davvero Laura riusciva a fare molte cose contemporaneamente, tenersi a Federico, tenere la custodia, leccare, mordere, far sentire il proprio corpo sulla schiena altrui. Era un miracolo sopravvivere andando in quel modo.

Il castello era proprio sulla statale, non ci si sbagliava. Parcheggiarono il motorino in uno spiazzo dall’altro lato della strada. Cominciarono a baciarsi mentre Laura con le mani si sistemava il vestito, ma senza guardare, perché baciava. Baciandosi attraversarono la strada. Senza guardare.

Laura gridò.

Quando racconta questo episodio lei mostra il dito indice. Non si piega più. Il violino invece si salvò, volando via con tutta la custodia, che non si aprì. Nessuno morì, ma sia Laura sia Federico si fecero molto male in vari punti del corpo, e soprattutto l’amore di Laura per Federico sparì istantaneamente. Federico continuò ad amarla per qualche tempo, ma poi, per questioni di praticità, smise.

– Tu sei matta –, le disse un giorno, davanti a tutti i compagni di classe.

Lei lo insultò, prospettandogli un brutto avvenire. Poi gli disse:

– Tu Federico sei il gelo personificato. Mi vengono i brividi solo se dico il tuo nome, anzi l’iniziale del tuo nome. Effe. Ho freddo.

Mesi dopo lei vendette il violino, perché non riusciva più a suonare come prima.

Disse in giro che forse odiava la musica, che l’aveva sempre odiata. Dalla vendita ricavò un prezzo ragionevole.

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