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«Io preparo la colazione, tu cerchi di calmarla?», proposi. Mia moglie si tirò su come un automa: quello fu il suo modo per acconsentire. Poco dopo mi alzai anch’io e trovai a fatica la strada per la cucina.
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«Tua figlia vuole un cane», ricapitolò mia moglie. «E quando le avremo preso un cane che cos’altro s’inventerà?». «Se non glielo prendiamo, non potremo mai sapere se è solo un capriccio».
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Scendendo in ascensore vidi che le foglie degli olmi erano diventate di un giallo ocra. Era come se una mano invisibile le avesse colorate nello spazio di una notte. Attraversata la corte del palazzo sparii dentro la portineria.
Mia moglie mi svegliò, e mi misi meccanicamente in ascolto. «Piange di nuovo?», chiesi. «Piange di nuovo». Restai fermo nel letto, in sottofondo i singhiozzi giungevano attutiti ma ormai ineccepibili. Anche mia moglie sembrava paralizzata. Nessuno dei due aveva voglia di alzarsi, anche se era del tutto evidente che uno dei due avrebbe dovuto farlo. Del resto a momenti sarebbe suonata la sveglia. Gettai uno sguardo alla finestra. L’aria andava ripulendosi dalla notte, riverberando sulle te



