Cultura

Le pubblicità sono il festival dell’ovvio con gli stessi slogan “da sempre”

Foto Flickr
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  • La pubblicità non sembra essersi accorta che il mondo è cambiato. Il digitale ha reso lo spettatore un altro tipo di soggetto rispetto ai tempi di Carosello, ma sembra che di questo non vi sia contezza.
  • In questi mesi di pandemia abbiamo assistito e siamo ancora immersi nella più tragica sdolcinatura collettiva che si ricordi: la quasi totalità delle marche parte dal Covid per sottolineare quanto loro stiano pensando a te.
  • Il linguaggio pubblicitario ai tempi del digitale non ha fatto nemmeno mezzo passo avanti verso una salvezza semantica accettabile, anzi, se possibile, col Covid è tornato indietro.

Tra le varie assurdità nella comunicazione del nostro tempo, ce n’è una che sembra oramai evidente e ancora più ingombrante nella triste contingenza della pandemia che stiamo, speriamo, attraversando, per altro durante il festival principale delle proposte commerciali, che ogni anno è il Natale. La pubblicità, specie quella televisiva ma non solo, non sembra essersi accorta che il mondo è cambiato. Il digitale ha reso lo spettatore un altro tipo di soggetto rispetto ai tempi di Carosello. Come è

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