L’intervista

Lella Costa: «Non siamo riusciti a rendere la parola guerra impronunciabile»

  • «Se non credessi che la parola, il racconto, possa ancora avere una funzione, se non salvifica, almeno (in)formativa, forse smetterei di fare questo mestiere. Cerco di non dimenticare mai che se ognuno di noi si facesse carico almeno per la sua parte di memoria, il mondo non sarebbe perfetto, ma di sicuro meno sbagliato».
  • «Credo che parte del problema, almeno per quanto riguarda la questione di quelli che definiamo migranti (e fatta salva la pietà, che esiste e i buoni sentimenti), stia proprio nella narrazione, se vuoi nell’epica».
  • «La conclusione è che a maggior ragione chi ha la responsabilità e il privilegio di raccontare, soprattutto ora dovrebbe continuare a farlo».

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