- Adattare allo spazio sconfinato dell’ex impero sovietico la prassi situazionista della deriva, in un certo senso è stata questa l’aspirazione dello scrittore Vasilij Golovanov
- Nei suoi spostamenti non premeditati e aperti fiduciosamente all’azzardo, ha toccato ora l’isola di Kolguev nel mar di Barents, ora la sorgente nascosta del Volga, ora le distese dell’Asia centrale e della Repubblica di Tuva
- Sembrano destinazioni casuali e invece sono tutte tappe significative nel labirinto che ci aiuta a comprendere la cultura e la letteratura russa
«Viaggiare mi permette di diventare quello che sono in realtà». Per Vasilij Golovanov l’esperienza del viaggio è sempre stata indissolubilmente legata all’idea di fuga, all’evasione da una sedentarietà vissuta come condizione innaturale imposta all’essere umano, e a un ritorno vuoi temporaneo, vuoi velleitario, ma comunque essenziale, a quella vita nomade che è inscritta nei nostri geni. Adattare allo spazio sconfinato dell’ex impero sovietico la prassi situazionista della deriva, in un cert


