Il Premio Strega è un riconoscimento letterario a cui molte e molti aspirano, per ragioni di prestigio, ma anche di marketing. Il premio negli anni ha cambiato gestione, regole e giurati, ha incrementato i votanti, ha incoraggiato la partecipazione degli editori indipendenti, ha aumentato il numero di incontri a cui i candidati devono partecipare promuovendo i loro libri in tutta Italia.

Ma molte sono anche le polemiche che lo accompagnano: per lo strapotere di alcuni editori, per le lotte intestine di altri e per l’accesso alla giuria nella finale. C’è poi una critica costante, più profonda e più radicata: quella che riguarda la presenza della donne e la loro possibilità di accesso e vittoria al premio. Tra i corridoi si vocifera che il 2021 sarà l’anno di una donna e che molte scrittrici si stiano preparando per concorrere al premio. Non possiamo saperlo, ma i motivi della discussione ci hanno spinte a prendere in mano questa ricerca per proporre qualcosa di utile, evidente e condivisibile.

Il dossier non ha l’intenzione polemica di quantificare banalmente l’assenza delle donne, né quella di puntare il dito contro il premio, ma di considerarlo nella sua funzione storica. Da una parte, quindi, ci sono i dati, i numeri e i grafici che riguardano la presenza delle donne al premio dal suo esordio al 2020. Quei numeri e quei grafici rappresentano anche la storia della nostra letteratura, cosa che nel caso delle scrittrici si fa ancor più delicata. I numeri non sono nè più nè meno oggettivi delle parole. Sono unicamente segni che permettono di ragionare in maniera più chiara attorno a una questione. Sono il tentativo di rappresentare un’evidenza (in questo caso la proporzione tra scrittrici e scrittori candidati al Premio Strega), non di spiegarla del tutto.

I dati relativi alle candidature, i finalisti e i vincitori del Premio Strega sono stati raccolti sul portale messo online dalla Fondazione Bellonci e dalla pagina dedicata su Wikipedia. Entrambi registrano informazioni riguardo ai candidati e alle candidate, ai libri finalisti e vincitori, ma nessuno dei due è in grado di offrire un’immagine globale e completa del rapporto tra scrittori e scrittrici. Per poter approcciare lo studio è stato dunque necessario creare intanto un dataset che includesse tutti i nomi, il genere, gli editori, il percorso del libro (candidato, finalista, vincitore). Il lavoro di raccolta ha messo in rilievo la scarsa disponibilità di dataset integrali e consultabili apertamente riguardo ai maggiori premi letterari e all’editoria italiana da una prospettiva sia sincronica che cronologica, come in questo caso. Raccogliere e mettere assieme i dati in un formato adatto allo studio richiede talvolta lo stesso tempo, se non più, di quello dello studio stesso, eppure è conditio sine qua non di qualunque analisi quantitativa e qualitativa.

I dati relativi alla composizione della giuria sono invece stati forniti dalla Fondazione Bellonci che ha aiutato a creare un quadro più ampio così da raccogliere informazioni a partire dalle candidature fino ai votanti del Premio, passando per vittorie ed editori.

Il dossier insomma vuole contribuire al dibattito pubblico sul ruolo delle scrittrici nella storia letteraria italiana in tre modi: rilasciando dati e visualizzazioni perché chiunque possa studiare questa storia autonomamente; ponendosi come il primo tassello di un possibile cammino verso una maggior trasparenza nelle scelte degli editori; incentivando una riflessione sull’importanza di analisi quantitative applicate alla letteratura e all’editoria. Infine è un invito a riscoprire parte della nostra storia letteraria usando strumenti tecnologici avanzati in maniera creativa. Forse in un contesto di storia letteraria un grafico non potrà parlare più di mille parole, ma magari potrà raccontare mille storie.

CANDIDATURE E VITTORIE

Per quanto riguarda le candidature, fino al 1973 (compreso) le donne candidate sono state una media di due l’anno, con al massimo quattro e al minimo zero. La sproporzione tra candidati uomini e candidate donne è molto più evidente e marcata fino al 1973: se pensiamo ai più di venti candidati del 1948, di questi solo due sono donne, o ai sempre più di venti candidati del 1957 con solo tre candidate donne. Dal 1991 nella maggior parte dei casi ci sono state tra le 3 e le 4 candidate, non è più capitato che ci fosse una sola candidata donna e la presenza femminile si è assestata e si è fatta più numerosa. Il 1991 è infatti anche l’anno a partire dal quale il numero di candidati/e si è andato regolarizzando verso i 12 che tutti e tutte conosciamo oggi.

Gli anni con nessuna donna candidata sono stati il 1952, 1956, 1958 e 1965; mentre nel 1975, 2004, 2007, 2019 ci sono state più donne candidate che uomini; nel 1976, 1991, 1994, 2018 è avvenuta una parità di candidature tra uomini e donne.

Le vittorie di una donna sono state nel 1957 (Elsa Morante per Einaudi), 1963 (Natalia Ginzburg, Einaudi), 1967 (Anna Maria Ortese, Vallecchi), 1969 (Lalla Romano, Einaudi), 1976 (Fausta Cialente, Mondadori), 1986 (Maria Bellonci, Mondadori), 1995 (Maria Teresa di Lascia, Feltrinelli), 1999 (Dacia Maraini, Rizzoli), 2002 (Margaret Mazzantini, Mondadori), 2003 (Melania G. Mazzucco, Rizzoli) e 2018 (Helena Janeczek, Guanda).

Analizzando le vittorie notiamo che nei primi dieci anni non ha vinto nessuna donna. Tra il ‘62 e il ‘69 ci sono state tre vincitrici. Sono passati dieci anni tra il 1976 e il 1986 per riavere una vincitrice donna e quasi altri dieci per la vittoria del 1995. Tra il 1995 e il 2005 c’è stata la maggiore concentrazione di vittorie con 5 vincitrici. Dal 2003 sono passati 15 anni prima della vittoria di una scrittrice nel 2018, ed è stata la pausa più lunga senza una donna vincitrice. La vittoria di una donna non ha corrisposto a un maggior numero di candidature femminili, solo nel 1976 si è raggiunta la parità di candidature e la vittoria di una donna. Tra il 2002 e il 2003 hanno vinto di seguito due donne, è stato l’unico caso.

Passando al rapporto tra finaliste (cinquina o sestina) e vincitrici possiamo osservare che nel 1957, 1963, 1967, 1969 e nel 1999 la vincitrice è stata l’unica donna finalista. Nel 1976, 1986, 2002 e 2003 le donne finaliste sono state due, una delle due ha vinto il premio. Nel 1995 e nel 2018 le donne finaliste sono state tre su cinque e una ha vinto il premio. Nove volte su undici, tranne che nel 1995 e nel 2018, quando una donna ha vinto il premio le donne finaliste non erano in maggioranza. Nel 1975, 1993, 1994, 1998, 2019 le donne erano in maggioranza in finale ma nessuna donna si è aggiudicata il premio.

CASE EDITRICI E CANDIDATURE

Le case editrici che hanno candidato almeno un libro in tutta la storia del Premio Strega sono circa 150. Quelle con più titoli candidati fino al 2020 sono: Mondadori con 138 candidature, di cui 115 uomini e 23 donne; Einaudi con 91 candidature di cui 70 uomini e 21 donne; Bompiani con 71 candidature di cui 59 uomini e 12 donne; Rizzoli con 71 candidature di cui 55 uomini e 16 donne; Garzanti con 45 candidature di cui 41 uomini e 4 donne; Feltrinelli con 42 candidature di cui 34 uomini e 8 donne e Vallecchi con 41 candidature di cui 35 uomini e 5 donne.

Per i grafici abbiamo preso in considerazione le case editrici con più di 8 candidature e tra queste quelle che hanno candidato per la stragrande maggioranza delle volte uomini sono: Mondadori, Bompiani, Garzanti, Vallecchi, Rusconi, Newton Compton, Sellerio, Cappelli, Minimum Fax, Ponte alle Grazie, Guanda, Fandango, Sansoni. Chi ha candidato soprattutto uomini ma in percentuale minore sono: Einaudi, Rizzoli, Feltrinelli, Longanesi. Chi ha candidato una maggiore percentuale di donne sono: Marsilio, Frassinelli, Giunti, Baldini, Camunia. Neri Pozza ed E/o sono le uniche due case editrici che hanno candidato a maggioranza donne. La casa editrice Città Armoniosa ha candidato solo uomini. Einaudi e Mondadori sono gli editori che hanno pubblicato il maggior numero di vincitrici del premio, tre a testa.

NOMI E CANDIDATURE

Queste sono le scrittrici che sono state più candidate e nessuna di loro ha vinto il Premio Strega. L’unica a venir candidata dallo stesso editore è stata Laudomia Bonanni per Bompiani, che non ha più in catalogo l’autrice.

Carla Cerati è stata candidata cinque volte con: Un amore fraterno (Einaudi 1973), Un matrimonio perfetto (Marsilio 1975), L’uno e l’altro (Rizzoli 1983), La cattiva figlia (Frassinelli 1990), La perdita di Diego (Frassinelli 1992). Francesca Sanvitale è stata candidata quattro volte con: Il cuore borghese (Vallecchi 1972), Madre e figlia (Einaudi 1980), L’uomo del parco (Mondadori 1984), Il figlio dell’Impero (Einaudi 1994). Clara Sereni è stata candidata quattro volte con: Casalinghitudine (Einaudi 1987), Manicomio primavera (Giunti 1989), Il gioco dei regni (Giunti 1993), Via Ripetta 155 (Giunti 2015). Laudomia Bonanni con sempre quattro candidature: L’imputata (Bompiani 1960), L’adultera (Bompiani 1964), Vietato ai minori (Bompiani 1975), Il bambino di pietra (Bompiani 1979).

Elsa Morante è stata candidata per la prima e ultima volta nel 1957 con L’isola di Arturo ed è stata in quella occasione la prima scrittrice a vincere il Premio. Elsa Morante, Maria Bellonci, Maria Teresa di Lascia, Helena Janeczek sono state candidate solo una volta al Premio in occasione della loro vittoria. Bellonci e Di Lascia hanno ricevuto il Premio postumo.

L’unico libro vincitore dello Strega scritto da una donna che non è stato ripubblicato da un editore dal 1974 è Poveri e semplici di Anna Maria Ortese.

Ci sono stati due libri candidati scritti da un uomo e una donna nella storia del Premio: Snack Bar Budapest di Marco Lodoli e Silvia Bre pubblicato da Bompiani (anno di partecipazione 1987) e Malaparte. Morte come me di Monaldi&Sorti pubblicato da Baldini (anno di partecipazione 2017). In generale sono molto esigui i libri scritti a quattro mani che hanno concorso.

AMICI E AMICHE DELLA DOMENICA

Come ultimo aspetto analizziamo la giuria del premio. Va intanto detto che dal 2010 sono stati aggiunti alla giuria 40 lettori e lettrici forti, mentre dal 2018 sono stati aggiunti circa 200 (230 nel 2020) lettrici e lettori all’estero selezionati dalla rete degli Istituti italiani di cultura nel mondo. Queste modifiche hanno anche influito sulla presenza delle donne in giuria.

Più in generale è interessante l’oscillazione del numero degli Amici della domenica che dal ‘47 al ‘50, cioè i primissimi anni, sono rimasti sotto i duecento. C’è stato poi un aumento considerevole tra il ‘67 e il ‘79 arrivando quasi a 500 per poi tornano a scendere. Dopo quegli anni gli Amici si sono regolarizzati intorno ai 400, mentre il numero complessivo dei votanti è aumentato con l’aggiunta di altre categorie di giurati. In questo quadro le donne in giuria si sono sempre assestate intorno al 30 per cento con un aumento progressivo dal 2010, anno in cui sono entrati in giuria nuovi elementi “esterni”.

Dal 2018, con il contributo dei voti dall’estero, donne e uomini sono in numero quasi paritario in giuria. C’è quindi sempre stata una forte maggioranza di votanti uomini nel Premio che è stata mitigata dal 2010 con una serie di interventi che hanno favorito l’aumento delle donne. Non è forse un caso quindi che proprio il 2018, anno in cui c’è stata la quasi parità per la prima volta di votanti donne e uomini, sia stato l’anno del ritorno alla vittoria di una donna dopo ben 15 anni di vittorie maschili.

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