Dal suo letto a una sola piazza, dove scriveva sospeso fra sonno e veglia, si è lanciato in un’impresa folle, meravigliosa. Alla ricerca del tempo perduto è il romanzo che forse più di ogni altro riesce a trasfigurare la realtà, a trasformare lo sguardo di chi lo legge sulle cose, anche quelle più inafferrabili. Difficilmente un libro ha saputo rivelare tanto
Nel cuore medievale di Parigi c’è un palazzo che da molti anni è un museo. Se ci passate davanti e avete tempo, come si conviene a chi cammina per le incantevoli strade del Marais, mi permetto di consigliarvi di entrare.
Proust è un bambino e un vecchio insieme, è un bambino saggio che sa tutto, un bambino capriccioso che non vuol sapere niente, e insieme un giovane uomo, e un sapiente antichissimo.
È come se Alla ricerca del tempo perduto riuscisse in un’impresa titanica, come se realizzasse il sogno proibito di chiunque abbia avvertito la tirannia della vita che passa, desiderato ribellarsi all’idea che le cose finiscono: dominare il tempo, lasciandosene dominare.