Marino Neri: «Visioni e realtà, mi piace raccontare storie stando sul confine»

La copertina dell’inserto Finzioni del mese di dicembre è stata firmata da Marino Neri, fumettista e illustratore, tra le voci più raffinate del fumetto italiano. Ha esordito con Il re dei fiumi (Kappa edizioni, 2008) e La coda del lupo (Canicola, 2011), entrambi tradotti all’estero, e nel 2012 ha ricevuto il premio Nuove strade del Napoli Comicon come miglior talento emergente. Successivamente ha pubblicato Cosmo (Coconino, 2016), L’incanto del parcheggio multipiano (Oblomov, 2018), Nuno salva la luna (Canicola, 2019, finalista al premio Andersen) e La tempesta (Oblomov, 2022), noir esistenziale ambientato in una provincia sospesa. Ha collaborato con L’Internazionale, Le Monde, Il Sole 24 Ore, Linus e i suoi lavori sono apparsi in mostre e progetti espositivi come Cosmo: genesi di un racconto a fumetti (Spazio Meme, 2016), Marino Neri/Pierluigi Lanzillotta (Rosso Tiepido, 2017), la collettiva Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati (museo di Roma in Trastevere, 2016) e PAM! Privatissima. Arte Modena 2020. [Missing Caption][Missing Credit] Nei suoi libri il reale sembra sempre leggermente spostato, come se qualcosa, appena fuori campo, continuasse a interferire con la quotidianità. Come definirebbe il modo in cui realtà, visioni e creatività tengono insieme nelle sue storie? Mi piace raccontare storie stando sul confine, una posizione privilegiata da cui posso mantenere lo sguardo sul reale senza però appiattire la narrazione su un’oggettività scontata. Il fatto è che nelle mie storie quel poco di fantastico che c’è — quella sensazione di spostamento che interagisce con il reale — si innesta su un quotidiano molto prosaico, poco eccezionale. Ci sono le visioni e i sogni, ma questi si manifestano all’interno di un racconto attento alle piccole cose di tutti i giorni. Visioni e realtà, quindi, nelle mie storie si muovono in un equilibrio precario. Cerco di mantenere questo equilibrio con molta spontaneità e di insinuare il dubbio che tutto possa rovesciarsi da un momento all’altro. Non mi interessa sciogliere le matasse, ma partire dalla complessità e far convivere elementi che, a prima vista, possono sembrare inconciliabili. In Il re dei fiumi, La coda del lupo e La tempesta, c’è spesso una provincia che appare sospesa, fatta di margini, silenzi e strade laterali. Quanto è autobiografico tutto questo? Probabilmente molto. Sono cresciuto in una provincia anonima e anche la città in cui vivo, Modena, è in fondo un enorme paesone. Trovo che le cose più interessanti, dal punto di vista narrativo, avvengano nelle zone periferiche. Non saprei cosa raccontare di una grande città. Nelle aree decentrate trovo sempre più materiale: mi sembra che lì si sperimenti una sorta di vita di frontiera. Mi affascinano l’apparente monotonia, la sospensione che si respira in certi paesaggi, la commistione tra zone in costruzione e terreni non ancora urbanizzati. È come se fossero una manifestazione fisica del nostro inconscio. [Missing Caption][Missing Credit] Nei suoi fumetti compaiono spesso bambini o adolescenti, giovani esseri umani. Cosa le interessa di questa età? I miei primi protagonisti, nei primi tre libri, erano tutti bambini o adolescenti. Mi piace lavorare con personaggi di questo tipo proprio per il loro punto di vista puro: attraverso il loro sguardo posso raccontare una visione più incantata della realtà. Ne L’incanto del parcheggio multipiano prende un non-luogo per definizione e lo trasforma in spazio narrativo. Cosa c’è in questi luoghi apparentemente banali o funzionali? Quand’è che un posto, all’improvviso, “merita” di essere una storia? Il parcheggio multipiano del racconto è un luogo reale, situato accanto a un cavalcavia nella città in cui vivo. Mentre stavo abbozzando la storia che sarebbe poi diventata quel libro, ci passavo spesso in macchina: era un parcheggio sempre vuoto, illuminato di notte. L’idea di essere uno dei pochi a posare uno sguardo incuriosito su quel luogo mi sembrava stimolante. È così che spesso comincio: cosa può accadere lì dentro mentre tutti hanno lo sguardo rivolto altrove? [Missing Caption][Missing Credit] I suoi fumetti sono composti da pause e tavole mute, momenti in cui il tempo si dilata. Qual è il processo creativo che segue per raggiungere questo ritmo nei suoi racconti? Nei miei fumetti racconto molto per immagini e sequenze. So che questo può mettere in difficoltà un lettore di fumetti non troppo attento: siamo abituati a dare poco peso alle immagini statiche. Per lavorare a lunghe sequenze mute, però, devi avere ben presente dove si muoverà e cosa farà il personaggio, da che punto di vista guarderai una certa scena e in quante vignette dividerla. Per fare questo lavoro disegno direttamente le scene, montandole e rimontandole più volte. I miei appunti scritti per le storie sono infatti molto scarni: ho bisogno di visualizzare le cose per poterle raccontare. [Missing Caption][Missing Credit] Ha realizzato la cover per l’inserto Finzioni di dicembre, il tema è “la musica come strumento creativo in grado di comunicare a tutto il mondo senza bisogno di traduzioni”, può raccontarci di come ci ha lavorato? Ci ho lavorato molto liberamente, pensando che i due mondi da mettere in connessione sarebbero potuti essere quello della natura e dell’uomo. Parlando del suo processo creativo, di solito da dove parte? Da un’immagine precisa, da un luogo, da una frase, da un personaggio? Fondamentalmente parto sempre dai luoghi. All’esordio, un editor con cui lavoravo disse che i miei fumetti, un tempo, sarebbero stati definiti «di atmosfera». Forse è un’espressione un po’ desueta e, sul momento, mi sembrò poco felice. Ma se per atmosfera si intende che tratto il paesaggio non come una semplice scenografia in cui si muovono i protagonisti, bensì come un personaggio vivo, misterioso e generatore di narrazione, allora sono d’accordo. Naturalmente c’è molta attenzione anche per i personaggi: con loro cerco di avere uno sguardo da entomologo. Ma è sempre un lavoro che comincia dopo aver definito una certa cornice. [Missing Caption][Missing Credit] Ci sono progetti futuri su cui può darci qualche anticipazione? Entro la fine del prossimo anno dovrei concludere il mio nuovo libro a fumetti, Apparizione. È una storia che ha come protagonista una donna, Agnese. Ultimamente trovo molto più interessante raccontare figure femminili rispetto a quelle maschili: hanno maggiore profondità e complessità. Non è un caso che tra i miei scrittori preferiti ci siano due donne, Flannery O’Connor e Alice Munro. Con Apparizione proseguo sostanzialmente il discorso iniziato con il mio precedente libro, La tempesta: anche qui i temi di fondo sono le relazioni umane, l’intreccio dei destini, l’innocenza e la colpa. Ci saranno un enorme condominio a ferro di cavallo, un gatto di nome Notte, una maschera inquietante e come il più classico dei noir, una donna che scompare. [Missing Caption][Missing Credit]