Goodbye Salsomaggiore, Miss Italia ora è la Corrida

A San Marino ci si va in gita, dice il capitolo di apertura del romanzo San Marino Goodbye. Ci si va in gita, e si accolgono gli esuli della televisione generalista, gli insoddisfatti di Sanremo che puntano comunque con ostinazione all’Eurovision grazie alla seconda possibilità offerta da Una voce per San Marino, e dal 2025 anche il ritorno di Miss Italia. Avevamo lasciato Patrizia Mirigliani, figlia ed erede del patron, alle telecamere di Netflix con il documentario Miss Italia non deve morire, la ritroviamo con un gelato malfunzionante in mano. Il ritorno della competizione è una vittoria mutilata di Mirigliani, che sognava una prima serata su Rai 1, come ai tempi d’oro di Frizzi ed egemonia missitalica, e si deve accontentare di una diretta da Porto San Giorgio – Salsomaggiore Terme goodbye –, ospitata dalla televisione sammarinese, in streaming su RaiPlay. Aver perso il filo del discorso a questo punto è normale. Emulazione fallita Chiamiamolo contentino telemeloniano (Salvini si era preso a cuore l’affaire Mirigliani), chiamiamolo piccolo passo verso un potenziale grande revival dei fasti anni Novanta e Duemila o chiamiamolo, semplicemente, ennesimo espediente nostalgico che prova a fare una bella puntura di di acido ialuronico sul volto cadente della nostra televisione – ma perché la frase di Anna Magnani sulle rughe ci piace tanto solo quando riguarda il suo, di viso? – il ritorno parziale di Miss Italia sulla Rai è stato un tripudio di nonsense, così surreale da superare di gran lunga la sua versione originale. Tocca scomodare sempre Tommaso Labranca, ma a costo di sembrare ripetitivi poche cose come la sua definizione di trash risultano aderenti allo spettacolo della televisione che si incarta su sé stessa nel tentativo affannoso di rinnovarsi: emulazione fallita, anche nella semplice ricerca della più bella d’Italia. Così, il nuovo Miss Italia, che poi non ha mai smesso di vivere, anche dopo la cacciata dalla televisione pubblica o dopo l’esilio da La7, in forma di dirette su YouTube e altre soluzioni fai da te, dichiara subito la sua modernizzazione. La bellezza non basta più, ripetono ossessivamente la conduttrice, una ex ministra, Nunzia De Girolamo, che dopo Ciao maschio si cimenta in questo Ciao femmina targato Givova, come i migliori reality Mediaset, e la ex fidanzata di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale; stavolta è lei che viene chiamata “presidente”, ma di giuria, in quota progressista, un groviglio di senso niente male. Insieme a loro, l’immancabile Alba Parietti, «coscia lunga della sinistra» ma anche braccio destro di qualsiasi diretta televisiva, da Sanremo in giù, onnivora di intrattenimento, politica, attualità, Rossella Erra in quota Ballando, Bianca Luna Santoro e Maurizio Casagrande. Nessuno salverà Miss Italia: la discesa agli inferi di una corona Mettersi in gioco Grinta, coraggio, unicità, dicono: la bellezza al giorno d’oggi non sono gambe né grandi sorrisi, è «mettersi in gioco». Questo il mantra di Miss Italia 2025 adattata al cinico e faticoso Zeitgeist contemporaneo, mettersi in gioco. Un’espressione che viene ripetuta da ogni aspirante reginetta che si presenta di fronte alla giuria variopinta e che ricorda pericolosamente quella scena cult di Girls in cui una delle protagoniste, determinata in modo tragicomico a diventare una cantante pur non avendone affatto la stoffa, dice «let’s make fun of the girl who took a risk and put herself out there creatively». E difatti, il risultato di questo gioco non è un grande show di talenti al femminile, come sostiene De Girolamo quando parla di Miss Italia «primo talent della storia», ma una infinita sequenza di ragazze che devono dimostrare di saper fare qualcosa, una sorta di Corrida ma con la divisa da cheerleader, i gioielli Miluna e un evidente problema di microfoni e rientri di audio che danno quel tocco di televisione privata all’evento. C’è una candidata che traduce il testo di Ciuri Ciuri in inglese, una che fa pole dance, un’altra che parla della sua passione, il ricamo, dicendo che questa attività ormai in disuso le ha «imparato tanto» (è Katia Buchicchio, Miss Basilicata nonché Miss Italia 2025). Alcune puntano sulla stand up comedy – la barzelletta è fuorimoda –, molte, moltissime danzano più o meno professionalmente, le ambiziose cantano Adele o Arisa mentre le più umili si cimentano in una sfida di lipsync, a mo’ di TikTok, giusto per dire che c’erano anche loro; c’è persino un monologo sugli attacchi di panico. Chi invece non si è voluto affatto mettere in gioco è Gue, chiamato per la sua street song, in fuga dal palco non appena finita l’esibizione e colpevole di non aver colto lo spirito della serata, oltre che di essere un maleducato, dice Pascale risentita. Lui, al contrario delle concorrenti, ha puntato tutto sulla sottrazione, un gesto di irriverenza che nel tripudio di performance arraffazzonate prende le sembianze di un gesto rivoluzionario. Le donne politiche di Sanremo che sfondano il Conti-pensiero anni Ottanta Operazione Frankenstein Perché tra una filastrocca e un siparietto, tra una piroetta e un acuto stonato, il nuovo Miss Italia è riuscito nella difficile impresa di elevare all’ennesima potenza lo stereotipo vacuo della reginetta «il mio sogno è la pace nel mondo». Quel cortocircuito logico per cui un concorso di bellezza deve dimostrare che la bellezza non è tutto – e allora cosa stiamo guardando? – e che si traduce con la classica sequela di banalità o pseudo talenti sintetizzati nei pochi secondi di palco televisivo è il centro di questa operazione Frankenstein che punta a cucire i pezzi di corpo della Miss del ventesimo secolo con il cervello del ventunesimo. Come a dire, pensavate che eravamo qua a sminuire l’emancipazione femminile con costumi da bagno sgambati e fascette di Miss Sorriso Brianza, e invece non è così. Il risultato grottesco dell’esperimento è l’opposto: le donne ne escono, inevitabilmente, giudicate il doppio, sia per come appaiono, che poi sarebbe la ragione principale per cui sono là, che per come vogliono – ahimè, perlopiù goffamente – apparire, che siano queste studentesse di marketing, portatrici di vecchi hobby dimenticati come il cucito, simpatiche comiche in erba, o persino ragazze gravide (una concorrente ha il pancione). «Partecipo a Miss Italia per vivere un sogno, del resto la mia vita è sempre stata caratterizzata da sogni, e non smetto di sognare», dice non Calderón de la Barca ma una candidata alla corona appuntita e tempestata di diamanti: sogno, gioco, talento, questo è il triangolo delle Bermuda semantico della competizione. Ce ne fosse stata una tanto sfacciata da dire la verità: sono qua perché sono bella, fine, la reginetta è nuda. E allora sì che avremmo potuto parlare di «grinta, coraggio e unicità». Il senso della destra per Miss Italia: la Rai ignora il contratto di servizio