Riscoprire Philip k. Dick

Se il nostro mondo si disgrega la soluzione è tornare a Ubik di Philip Dick

Illustrazione di Matteo Bergamelli
Illustrazione di Matteo Bergamelli
  • I romanzi dello scrittore americano sono pieni di libertà, fuori di ogni grammatica narrativa, in un modo che da ragazzi forse non cogliamo. Per questo è importante rileggerli ora, anche grazie alla nuova traduzione di Mondadori. Per ribellarci al senso di morte che divora ognuno di noi.
  • Ubik è ambientato nel 1992: il futuro per Dick quando lo pubblicò nel 1969. Un futuro che non visse mai, tra l’altro, dal momento che morì nel 1982, poco prima che Blade Runner uscisse nelle sale.
  • Forse morire è portare a compimento questa progressiva opera di autoconvincimento, arrivare al punto in cui non riusciamo a pensare che le cose possano andare in maniera diversa.

«Da adolescente», scrive Emmanuel Carrère nel Regno, «sono stato un lettore appassionato di Dick e, a differenza della maggior parte delle passioni adolescenziali, questa non si è mai affievolita. Ho riletto a intervalli regolari Ubik, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Un oscuro scrutare, Noi marziani, La svastica sul sole. Consideravo – e considero tuttora – il loro autore una specie di Dostoevskij della nostra epoca». Vorrei avere anche altre qualità in comune con Carrère (non smetto di sog

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