Neil Young si avvicina a compiere 80 anni ma ha ancora l’energia di un ragazzo speranzoso, eternamente in cerca di un heart of gold. Il cantautore canadese continua a rilasciare album, il 18 esce Coastalsi prende cura dei suoi archivi di vecchie registrazioni, e si prepara a suonare in tour mondiale con i Chrome Hearts. Ha annunciato la decisione di eliminare i biglietti Platinum dai suoi concerti, seguendo l’ispirazione di Robert Smith dei Cure e la sua battaglia contro i prezzi dinamici. Non riesce a star fermo, è nella sua natura. È l’uomo che ha protestato con i nativi indiani a Standing Rock; il cantautore che per un periodo ha ritirato la sua musica da Spotify come forma di protesta contro il podcast di Joe Rogan: l’animale politico che ha ripetutamente negato a Donald Trump di usare le sue canzoni.

Neil Young è fatto di fiammate, proprio come la canzone che gli ha ispirato il verso «it's better to burn out than to fade away» – è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. Young si lascia bruciare dalle emozioni, va per la sua strada senza troppe riflessioni o compromessi. Per via di questo aspetto non sempre i suoi compagni di avventura lo hanno capito. In una delle sue ultime interviste David Crosby, che ha suonato con Young ai tempi del supergruppo CSNY, lo ha descritto come un egoista. La morte di Crosby nel 2023 ha in parte riavvicinato Stills, Nash e Young – ma nessuno di loro ha mai veramente voluto una reunion.

La voce

In un certo senso Neil Young era destinato a una carriera solista, a percorrere la sua strada tra distese di fieno e ritirati ranch del paesaggio folk rock americano. Basta guardarlo afferrare la chitarra e cantare per vedere quella luce arancio che avvolge il talento abbagliante di un cantautore che ha scritto pezzi immortali della storia della musica rock. Non a tutti però Young piaceva, nemmeno nei suoi anni d’oro. Per George Harrison, Young suonava la chitarra come un buffone, ci metteva troppa improvvisazione.

Anche quando suona Young è fatto di fiammate, si avventura per la sua direzione sentimentale. Per questo la sua musica può causare dipendenza, è quasi possibile riconoscere una corda toccata da Young perché ha una sua propria densità: una nota che suona triste e delicata e sognante insieme. La sua voce non è perfetta, ma penetrante come una carezza. Young può essere aspro e oscuro, ma è difficile mettere in discussione la sua tenerezza.

«Le canzoni di Neil Young sono fatte per coloro che sono spesso infelici, solitari, che sfiorano le porte della disperazione; ma che continuano tuttavia a credere che la felicità sia possibile», ha scritto il francese Michel Houellebecq a proposito della musica di Neil Young.

In effetti il cantautore canadese, scappato in gioventù sulla costa californiana per inseguire il sogno di fare musica, ha sempre cercato di mantenere spazi di luce e dissidenza nella sua musica, anche quando le cose si mettevano male, anche nei tempi oscuri. C’erano amici che sparivano sotto i colpi della vita, e il sogno di Woodstock e degli anni Sessanta che andava in frantumi, ma Neil Young sapeva estrarre dolore e tristezza sotto forma di canzoni – c’era dolore in The Needle and the Damage Done scritta per la morte del chitarrista Danny Whitten, ma una dose di tragica bellezza difficile da dimenticare.

L’intenzione

È anche per questa ragione tutta umana che siamo ancora attirati dalla musica di Neil Young, che a volte ci rifugiamo nelle sue canzoni, o che aspettiamo l’uscita dei suoi dischi riemersi dall’archivio perduto. Vogliamo immergerci in quell’oscura carezza di miele e tenebra che è la sua musica.

Dall’archivio riemerso di Neil Young in questi anni sono venuti fuori album perduti come Hitchhiker e Homegrown – sessioni di registrazioni al Broken Arrow o all’Indigo Ranch Studios, che si portano addosso il segno degli anni Settanta. L’ultimo album emerso dagli archivi è Oceanside Countryside – registrato originariamente nel 1977 e da poco uscito per Reprise Records. In copertina c’è un giovane Young nel più classico immaginario da ranch: seduto sopra assi di legno, indossa un cappello da cowboy, una camicia a quadri, un paio di occhiali da sole. Oceanside raccoglie tracce incise sulle coste di Malibu e della Florida, Countryside è il lato country registrato a Nashville.

C’è qualcosa di spettrale in questo repertorio di canzoni che il tempo ha custodito, l’archivio è una specie di scrigno magico che sprigiona suoni, epoche, sogni. C’è un Neil Young intimamente scuro e ritirato – folk su Goin' Back, country su Dance Dance Dance. Il disco è un salto nel passato che non è piaciuto a tutti – su The Independent Helen Brown ha scritto che Young ha messo a dura prova la sua pazienza con un atto di auto indulgenza come questo ultimo pezzo di archivio. Ma al di là degli apprezzamenti o meno, il lavoro dell’archivio è soprattutto un tentativo di preservare il suono originale e acustico di un certo momento. Un tentativo, forse, di catturare una nostalgia.

Presto arriverà anche un documentario che racconta il tour solista di Neil Young del 2023. Coastal è diretto dalla moglie, l’attrice e regista Daryl Hannah – e si annuncia come uno sguardo intimo sul cantautore e la sua vita on the road a suonare folk rock. Un documentario che sarà l’occasione per un’altra visione inedita di Young e del dietro le quinte dei suoi concerti.

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