Non voglio vedere Tre ciotole e ripenso a Diane Keaton

Domenica scorsa Posta. Italo Beccaria scrive: «Ho trovato il film su misura per te! Tre ciotole. Tratto da: Michela Murgia. Protagonista: Alba Rohrwacher. Trama: Lei incontra lui (Elio Germano) poi si mollano, poi si ritrovano, poi si rimollano, lei si ammala, lui si pente… Corriamo a vederlo… A presto». Alba (Hor)Rohrwacher, no! E per giunta associata a Michela Murgia! Per me è kryptonite (vedi fumetti di Superman o Nembo Kid, come lo chiamavamo autarchicamente). Italo era il direttore casting ai tempi di Joker, la rubrica che tenevo prima di questa. Se gli dai i personaggi di un romanzo, lui ha un talento infallibile nel trovare l’attore o l’attrice ideali per la parte. Con Italo ci siamo visti l’altra settimana al Panino Giusto. Lui, molto carinamente, mi ha portato due foto prima stampa di Winston Churchill (altra passione che ci lega). Poi abbiamo sparlato della classifica dei cantautori italiani stilata da Luigi Manconi su Repubblica. Questa: 1) De André; 2) De Gregori; 3) Paoli; 4) Fossati; 5) Endrigo; 6) Jannacci; 7) Conte; 8) Battisti; 9) Battiato; 10) Guccini; 11) Tenco; 12) Daniele; 13) Giurato; 14) Ferretti; 15) Gaetano. Classifica che ci riempie di sdegno. Italo mi ha detto la sua cinquina: De Gregori, Guccini (non quello politico ma quello esistenziale), Conte, Jannacci (imprescindibile) e Battisti. Io gli ho espresso il mio raccapriccio perché nella colonnina infame di Repubblica è assente Zucchero: adoro il grandissimo Adelmo. Qualche settimana fa mi sono commosso – e anche un po’ esaltato – vedendo su RaiTre il documentario per i suoi settant’anni (documentario che, mi pare di ricordare, non è piaciuto ad Aldo Grasso... ma non voglio infierire). Una volta ho scritto la sinossi di un musical sulla vita di Zucchero. Prima scena: Roncocesi, frazione di Reggio Emilia, fattoria dei Fornaciari. Ogni sabato pomeriggio alle cinque la zia Rica – moglie dell’amatissimo da Zucchero zio Guerra – fa il bagno in una tinozza dentro la stalla, il posto più caldo che ha a disposizione. Nascosto dietro le balle di fieno, Adelmo bambino si gode lo spettacolo. È la prima volta nella sua vita che vede una donna nuda. La storia si ripete più volte. Un giorno lo zio Guerra si materializza alle spalle di Zucchero e silenziosamente – perché la moglie non se ne accorga – gli fa segno al nipote di smammare e di non provarci più. Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica. (Fine prima scena – continua). Non ha vinto Murakami. Quello a Krasznahorkai è anche un premio anti Orbán? Lunedì Due giorni fa è morta Diane Keaton. Un’intera generazione – la mia – prese una cotta per lei, una cotta che, mi accorgo ora, non è mai passata. Woody Allen ne fece la sua musa, la sua Beatrice, la sua Laura. Apro Cosa succede a Baum?, il primo romanzo del grande regista uscito da pochissimo (in Italia per La nave di Teseo), un libro che mi è piaciuto moltissimo. E comincio subito un casting: Asher Baum, il protagonista, scrittore fallito di mezz’età, è ovviamente Woody Allen. Tyler Royce, la sua seconda moglie, una newyorkese bella, sofisticata e snob, è Diane Keaton. Tyler è la donna che Baum ha amato di più nella sua vita, ma un giorno lei se n’è andata in Nuova Zelanda per allevare pecore al seguito di un batterista rock scopertosi green. Sì, Keaton è perfetta per la parte (comunque mi consulterò con Italo). Mi rituffo nel romanzo di Allen come se non lo avessi già letto (così succede con i veri romanzi). Baum si è risposato con Connie: «una splendida creatura, alta e sprezzante, con la pelle candida, i capelli corvini e gli occhi scuri». Il suo avatar è la regina malvagia di Biancaneve, «un po’ stronza, ma sexy». Non ho dubbi. Connie non può essere che Mia Farrow. Gli autori lo negano anche sotto tortura, ma ogni romanzo è sempre autobiografico. Mi perdo nella trama. All’inizio tra Asher e Connie è tutto rose e fiori. Indimenticabile la volta che fecero l’amore nell’alba di Bora Bora, momento magico che Baum rievoca prendendo a prestito lo stile di Hemingway: «l’amore di quell’alba fu buono e vero. Fu un amore splendido, e dopo che rimasero lì a riposare, lo fecero di nuovo». Poi, fatalmente, il matrimonio comincia a mostrare crepe. Connie è delusa: credeva di aver sposato Philip Roth o Saul Bellow, ma Baum è uno scrittore mediocre e l’insuccesso gli ha dato alla testa. Frase di Flaiano oggi estensibile oltre la categoria degli scrittori: l’insuccesso ha dato alla testa di mezzo mondo, come dimostrano i social. Completamente rapito dalla prosa di Allen, non trovo il tempo di incorniciare, come mi ero ripromesso, le foto prima stampa di Churchill e metterle al posto d’onore sulla scrivania accanto ai ritratti di Vargas Llosa, García Márquez, Céline, Greta Scacchi e Roberto Baggio. Sbaglio pure la vellutata di piselli con il Bimby ed è la prima volta che mi accade. Immangiabile. La sovraesposizione ha inclinato la tragedia di Garlasco verso la commedia all’italiana Martedì Impossibile staccarsi dal romanzo di Allen. A complicare le cose c’è Thane, figlio di Connie e figliastro di Baum, un bellimbusto che somiglia ad Alain Delon da giovane, un tipo capace di definire Holden Caulfield, l’eroe di Salinger e della generazione di Allen, «una frignetta». (Soffro a dirlo, ma se fosse un po’ vero?). Ebbene, proprio Thane scrive un romanzo di successo. Il colpo è durissimo per Baum. Tra lui e il figliastro non è mai corso buon sangue, ma ora, quello cattivo, scorre a litri. Temo il peggio. La realtà, come sempre, interrompe la letteratura. Il medico mi ha ordinato di fare una sonnografia. Mi conciano come RoboCop, con una specie di giubbotto pieno di elettrodi e di fili, e mi dicono di dormirci sopra. Prima di andare a letto in stile fachiro, sbrigo la posta arretrata. Giancarlo Tramutoli ha scritto giovedì scorso, prestissimo: «Oggi è il giorno del Nobel della letteratura. Spero lo vinca Paolo Conte. O, in seconda battuta, Brunello Robertetti, mitico autore di un classico come: “Se fossi gatto, miao. / Se fossi cane, bau. / Se fosse tardi, ciao”». Riconosco i versi immortali del poeta inventato da Corrado Guzzanti: «Buonasera, mi chiamo Brunello Robertetti, sono un poeta ermetico, ma ogni tanto anch’io qualche spiffero lo sento». La letteratura è risorta. Ed è una splendida 70enne Mercoledì Riporto in ospedale la macchinetta che interpreta il sonno (Freud 5.0?). Chissà come è passata ’a nuttata? Me lo dicono tra una settimana. Poi, di corsa, prendo il treno per Roma, pieno di sensi di colpa. Non ho incorniciato i Churchill. Non ho ancora ritrovato in archivio l’articolo su Alberto Ongaro che era tanto piaciuto a Sergio Pent. Mi rituffo in Allen. Baum è sempre più nei guai. Una giornalista giapponese lo accusa di molestie sessuali durante una intervista (qui Woody scherza autobiograficamente con il fuoco). Fortunatamente, si accende una luce: Samantha, la nuova fidanzata dell’odiato Thane che somiglia in maniera impressionante alla mai dimenticata seconda moglie di Baum. Come Tyler, Samantha è: «Il tipo di ragazza ugualmente a suo agio con un Martini in un attico o sdraiata su un pagliaio nello Iowa». Sarà lei l’ultima Thule della sua andropausa? Termino il mio casting. Samantha è ovviamente Diane Keaton. Di nuovo e per sempre. Giovedì Giornata organizzativa prossimi appuntamenti romani. Un pranzo con l’amico e collega Roberto Petrini. Tema principale della conversazione sarà immancabilmente il Caso Garlasco. Devo a Roberto la scoperta di Bugalalla, al secolo Francesca Bugamelli, la più brava, (e anche spiritosa) investigatrice su piazza. Vive e trasmette (via web) da New York e mi ricorda Lisbeth Salander, la formidabile eroina di Stieg Larsson. Ho un altro pranzo da organizzare: con Piero Trellini, praticamente un genio. Infine, dove vado a vedere Roma-Inter domani sera? Chiedere a Giuseppe Di Piazza, ospite sempre squisito? Churchill è l’unica speranza: se solo Harris ne scrivesse Ieri L’intelligenza artificiale mi consiglia di finire la rubrica con una specie di morale della favola della settimana. Obbedisco. Non andate a vedere, per nessuna ragione al mondo, Tre ciotole. Rivedetevi, invece, ad libitum tutti i film di Woody Allen con Diane Keaton protagonista. E, poi, seguite il mio esempio e divoratevi il romanzo di Baum. Ma, soprattutto, restate fedeli alle cotte che avete preso da ragazzi e da ragazze. Scrivete ad Antonio D’Orrico a lettori@editorialedomani.it Habemus capolavoro? Sarebbe “un prodigio”