Note dentro e fuori. Le lezioni di jazz di Claudio Fasoli

Manuale di improvvisazione, autobiografia sghemba, dichiarazione d’amore per il jazz. È tutto questo Jazz, architetture di un azzardo, il nuovo libro di Claudio Fasoli pubblicato da il Saggiatore. Il musicista 86enne, compositore e sassofonista, ma anche critico musicale e curatore, nato al Lido di Venezia e poi trasferitosi a Milano, ha attraversato gran parte delle avventure di questo genere in fondo poco conosciuto, ma che come pochi altri può diventare spazio di vera espressione, totalmente libera, in musica. Le riflessioni In capitoli brevi e dall’andamento rapsodico, l’autore è capace di prendere spunto da particolari tecnici o concetti più generali e illuminarci con riflessioni coinvolgenti, quasi esistenziali. Dall’importanza del silenzio e delle pause, a come sia fondamentale personalizzare il proprio suono, renderlo unico, soprattutto in vista della musica improvvisativa, in ensemble con altri musicisti. L’improvvisazione nel jazz mette insieme l’enorme libertà dei solisti su strutture ritmiche e armoniche più rigide, ma questo modo di suonare è alla base anche di tante composizioni classiche, inaspettatamente: grandi improvvisatori erano Chopin, Bach, Beethoven, Debussy, Ravel. C’è tutto un capitolo sulle ance, le sottili lingue di metallo o bambù su cui chi suona gli strumenti a fiato poggia la bocca: è un elemento minimo, ma imprescindibile per chi vuole definire al meglio il proprio modo di suonare. Oppure compare un lungo brano sugli abiti da lavoro, quando Fasoli sollecitato da un invito alla Triennale di Milano, comincia a riflettere su quali siano le «divise» dei jazzisti: inizialmente lo smoking delle band negli anni Venti, per personalizzare sempre più il look, fino agli abiti di sartoria di Miles Davis e i costumi astrali di Sun Ra. Ma nel frattempo l’autore ci racconta delle origini di questo genere, nella New Orleans di fine Ottocento, dove si incontrano gli strumenti della musica militare francese e i canti di lavoro e gli spiritual delle popolazioni nere provenienti dall’Africa e da Cuba, deportate e schiavizzate nel sud degli Stati Uniti colonizzato dagli europei. Il sassofono lento di Marsalis: «Che noia la tecnica dei virtuosi» Inner sounds Con un approccio che è al contempo divulgativo, didattico, ma anche sempre molto personale, Fasoli ripercorre le sue moltissime collaborazioni, dalla vivace scena di Bologna, al fusion rock dei Perigeo, fino alle jam milanesi. E poi il ricco percorso solista, in cui si confronta con la musica classica del violoncellista Mario Brunello, mentre collabora con il grande trombettista canadese Kenny Wheeler e si trova a suonare con uno dei suoi idoli di quando comincia a suonare, Lee Konitz. «Pian piano, mi trovai immerso in una totale identificazione stilistica con Konitz», ricorda, quindi possiamo solo immaginare l’emozione di registrare con lui un disco che è un omaggio a un altro punto di riferimento per il jazz moderno, il sassofonista di Miles Davis e dei Weather Report, Wayne Shorter. Il libro è curato da Marc Tibaldi, scrittore e giornalista culturale, autore della lunga intervista posta a chiusura del volume, in cui porta il musicista a raccontare molto del suo percorso e a riflettere sulle caratteristiche delle sue composizioni musicali. «Nel tempo ho compreso che un atteggiamento davvero importante per un musicista di jazz sia diventare metaforicamente come una spugna, ascoltare cioè e assorbire buona musica il più possibile. Questa esperienza di accumulo potrà contribuire a far nascere una musica più nostra nel momento in cui iniziamo a voler crescere nella cultura dell’improvvisazione». C’è una tribù che balla (ancora) a ritmo di jazz Questi suoni che vengono da dentro, da un profondo universo interiore, sono quelli che Claudio Fasoli chiama inners sounds, che è anche il titolo di uno dei suoi più interessanti album solisti e del suo libro precedente, pubblicato da Agenzia X. Il suo è un invito alla ricerca, che è un processo intimo e apparentemente senza fine, che vale per chi fa musica ma anche per tutti gli altri. «Credo che ognuno di noi abbia dentro di sé la sua Musica alla quale affidarsi». [Missing Caption][Missing Credit] Jazz, architetture di un azzardo. Riflessioni, vita, musiche (Il Saggiatore 2025) è un libro di Claudio Fasoli, curato da Marc Tibaldi