IL NUOVO VOLUME DI THE PASSENGER

Lasciamo i luoghi in cui siamo nati solo per averne nostalgia

Foto Kenneth O Halloran Prospekt Photographers
Foto Kenneth O Halloran Prospekt Photographers
  • Forse una delle ragioni per cui ho lasciato l’Irlanda è che non volevo dimenticarne l’insita bellezza. È nella natura dell’emigrante infliggersi una ferita per poter ricordare. È una specie di tatuaggio mentale. 
  • A trent’anni vivevo a New York e cercavo di guadagnarmi da vivere muovendo i primi passi come scrittore. Tornavo a casa, a Dublino, una volta l’anno, solitamente per Natale. Ma ogni volta ripartivo.

  • Durante la mia assenza, l’Irlanda era cambiata. Era stato un cambiamento graduale, spesso in meglio. L’Europa ci aveva riempito le tasche. La povertà era diminuita. E poi, dall’inizio degli anni Novanta, e fino a metà dei Duemila, la Tigre celtica prese a fare le fusa e a ruggire.

Questo brano è un estratto dall’ultimo volume di The Passenger, “Irlanda”, in uscita il 10 novembre per Iperborea. Traduzione di Marinella Magrì. Ogni volta che torno nel mio paese d’origine ricomincio a capire la funzione della memoria. In questa terra, da figlio di una semplice periferia, ho imparato a riconoscere il peso della violenza. In questa terra la luce gioca con l’ombra, forse più che in qualsiasi altro luogo del mondo. Torbiere, caseggiati, stradine serpeggianti, ruscelli guizzant

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