È il 2 luglio del 2020: Britney Spears posta un video su Instagram. Ha shorts a vita bassa, un top giallo arricciato, la coda di cavallo, gli occhi affogati nel kajal. È abbronzatissima e piroetta con in mano un bouquet di rose colorate. Il video è accompagnato da un testo in cui ringrazia per i fiori che le hanno regalato, ma poi aggiunge: «I threw on my favorite yellow shirt and just had to share». Ovvero: «Ho indossato la mia maglietta gialla preferita e l’ho dovuto condividere».

Quello è il segnale che scatena l’inferno. Ventisette milioni di follower hanno la conferma: Britney è nei guai e sta lanciando un sos.

Messaggi in codice

Qualche giorno prima, su TikTok, un ragazzo le ha scritto: «se hai bisogno di aiuto, nel prossimo video indossa qualcosa di giallo». Ed eccola qui: la signora in giallo che volteggia spiritata. Seguono mesi di giravolte dal suo salotto di casa, ripresa su un brutto pavimento di grès porcellanato dal padre James, che nel frattempo ha ottenuto la proroga della sua tutela personale ed economica fino al 2021.

Parte la musica e Britney entra in campo tra le colonne di marmo, i divani bianchi sullo sfondo, le tende tirate. Ha sempre l’ombelico scoperto, gli anni ’90 non sono mai passati per lei che inizia a ballare. Ma è come se ripetesse movimenti pavloviani, riflessi incondizionati: è abituata a muoversi così appena sente la musica, da sempre.

Lo sguardo è allucinato: i fan sono certi che sia il padre a decidere cosa postare e cosa, soprattutto, far dire alla figlia, un po’ come i sequestratori quando fanno la foto dei rapiti con la data del giornale: «Guardatemi, sto bene, sono viva». «Fai una giravolta, falla un’altra volta, guarda in su, guarda in giù, chiudi gli occhi e Britney non c’è più». Nella sua testa, sono sicura, ripete una cosa così: «a furia di girare come una trottola bucherò il pavimento e scapperò lontanissima da dove mi trovo». E invece, è sempre su quelle piastrelle. Come siamo arrivati qui?

Gli inizi e la crisi

A quattro anni Britney macina premi ai talent show per bambini, a dieci è la star del Mickey Mouse Club, a tredici inizia a bere, a quindici si droga, a diciotto è la regina del mondo. Il tutto, con una voce che non è mai stata la sua vera voce.

Ai tempi del Mickey Mouse Club lei e Christina Aguilera, altra superstar del programma per bambini, avevano un timbro troppo simile. Così, i produttori della trasmissione costringono Britney a cantare in falsetto, con la famosa “baby voice” che poi la renderà celebre. Lei non vuole, ma il padre le dice che deve farlo. Così, da sempre, Britney finge di essere altro.

Nel 1999 esce il singolo Baby One More Time: Britney – come una lolita nabokoviana con i codini di peluche – canta «oh, non c’è niente che io non farei», e tutti impazziscono.

Si fidanza con Justin Timberlake, si lasciano, si sposa due volte: la prima per 55 ore a Las Vegas, la seconda con Kevin Federline. Hanno due figli, poi divorziano, lei viene fotografata strafatta e senza mutande con l’amica Paris Hilton che, per la prima volta in vita sua, sembra una specie di orsolina vicino a Britney. Spesso nei suoi video si dimena tra le sbarre, e tutte quelle catene rappresentano benissimo le turbolenze di chi dall’Olimpo ogni tanto cade, ma più o meno si rialza quasi intero.

Il 15 febbraio del 2007 però Britney si rompe. Viene ricoverata con un trattamento sanitario obbligatorio in una clinica caraibica, ci rimane 24 ore e poi scappa, prende un aereo scegliendo la classe economica, si piazza in ultima fila tra lo sconcerto dei suoi vicini di viaggio e vola a Los Angeles.

Appena atterrata, si fionda in un negozio di parrucchieri e chiede di essere rasata a zero. Il proprietario si rifiuta, così lei afferra la macchinetta e fa tutto da sola: qualcuno la filma e le immagini di questa ragazza rasata a metà, che perde ridendo le sue ciocche castane, fanno il giro del mondo. Dopo il parrucchiere, Britney entra in un negozio di tatuaggi e sceglie un paio di disegni: una croce rosa per l’anca e delle labbra per il polso. Una ragazza del negozio le domanda se sta bene, e Britney, finalmente, inizia a urlare, dicendo che non vuole più essere toccata da nessuno.

Da quella giornata Britney è stata all’inferno almeno una decina di volte, e i suoi disastri tricologici (oltre alla rasatura, le extension attaccate male, le parrucche storte…) hanno accompagnato le sue caporetto, tutte passate al vetrino, tutte documentatissime. Britney che entra e esce dai rehab o che prende a ombrellate la macchina di un paparazzo, i figli che vengono affidati per un po’ a Kevin.

(Photo by Chris Pizzello/Invision/AP, File)

Britney prigioniera

Così, dal 2008 il padre James diventa suo tutore legale. Cosa significa? Significa che Britney è prigioniera. Perché James comanda la sua carriera ma anche la sua vita privata, tanto che lei da dodici anni, senza l’accordo paterno non può più: guidare una macchina, spendere i suoi soldi (le viene concessa una paghetta per le piccole spese), votare, sposarsi, avere figli, lasciare la casa (come se fosse ai domiciliari), contattare amici, usare i social o scegliersi da sola l’avvocato.

E Britney cos’ha fatto, in tutti questi anni oscuri? È andata a letto presto? Non proprio: ha inciso tre dischi, ha portato avanti le tournée, ha partecipato come giudice all’edizione americana di X-Factor e ha fatto quattro anni di residency a Las Vegas (dal 2013 al 2017) con concerti tutti sold out. Dunque, secondo il padre, per fare tutto questo era capace di intendere e volere, ma per bere un caffè da Starbucks con un amico, no.

Liberatela

La conservatorship non è mai stata revocata, e James percepisce uno stipendio di 130mila dollari all’anno per “salvaguardare” il patrimonio della figlia (attualmente parliamo di 60 milioni di dollari). Lui ci tiene a precisare che la sua gestione oculata ha risollevato la situazione economica di Britney, che era finita in un tourbillon di debiti, ma il mondo non la pensa così. Per questo è nato il movimento di rivolta #FreeBritney, che è una cosa molto più seria di quello che può sembrare.

Britney per anni è stata zitta, in pubblico e in aula, più le toglievano tutto, più stava in silenzio. Quando il figlio più grande ha raccontato di come il nonno fosse violento, il giudice ha stabilito che lui e il fratello avrebbero passato ancor meno tempo con la madre.

Poi è successo che James si è ammalato, più o meno un anno fa, e in molti hanno pensato che il destino ti presenta i conti, qualche volta.

Quando James è guarito (l’erba grama non muore mai), ha allungato nuovamente la sua ombra sulla figlia, ma adesso Britney non sta più in silenzio. Il movimento le ha dato forza e, per la prima volta, in tribunale ha parlato e ha chiesto di essere liberata dalle catene. Ha un’arma di ricatto: la sua voce. La stessa voce che l’ha ingabbiata costringendola a essere quello che non era, ora le restituirà quello che è. Se non cambiano le condizioni, ha detto: «io non canto più».

Scappare lontano

Non so cosa succederà. L’avvocato di Britney ha paragonato le sue facoltà mentali a quelle di una persona in coma, però io penso a lei ogni giorno, apro il suo profilo Instagram, immagino il suo armadio pieno solo di stracci e identico a quello di una qualsiasi teenager che deve coniugare il desiderio di avere milioni di vestiti con la ridicolaggine della paghetta di cui dispone.

Così Britney divora calzoncini e top cortissimi, d’estate come d’inverno non ha mai freddo, perché tanto non esce quasi di casa. Si è anche rifatta la frangetta, come ai tempi di Baby One More Time, e in un post ha scritto: «So che ho bisogno della frangetta! In terza elementare ho provato a toglierla ed è stato un errore, ma pensavo che fosse importante mostrare la mia fronte… solo le ragazze più carine del sud potevano farlo, e io non mi sono mai sentita abbastanza carina… Le persone scelgono modi diversi per proteggersi, quando sistemo la mia frangetta mi sento protetta».

Britney, io ti capisco. Con la frangetta ci morirò, mai avuto il coraggio di scoprirmi la fronte, ma adesso, ti prego, fai un incantesimo: mettiti a piroettare velocissima, buca il pavimento e scappa lontano, molto lontano da quel brutto albero di Natale vicino al quale tuo padre ti ha piazzata anche quest’anno.

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