Il monito del pontefice nella sua autobiografia Spera: «Dobbiamo tornare a pensare con creatività a forme di partecipazione reale, che non siano adesione a personalizzazioni populistiche o idolatria del candidato di turno. Dobbiamo riportare al centro l’uomo e non le merci dell’uomo».
Pubblichiamo un brano da Spera di papa Francesco, con Carlo Musso (Mondadori 2025)
Anche la democrazia, quella democrazia per cui i nostri nonni in tante parti del mondo hanno lottato, non sembra godere di ottima salute, esposta anch’essa al rischio di una virtualizzazione che sostituisce la partecipazione o la svuota di significato. E in questo un sistema informativo basato su social network in mano a potentissime oligarchie degli affari non può non rappresentare un ulteriore pericolo, che ci deve trovare svegli.
Già oltre vent’anni fa un celebre linguista metteva in guardia sulle insidie di un’interattività più illusoria che concreta, e dettata dal paradigma commerciale: come in quei sondaggi in tv nei grandi eventi sportivi, diceva, in cui tra uno spot e l’altro viene domandato allo spettatore di esprimersi su cosa dovrebbero fare l’allenatore o il giocatore in una determinata situazione; tu manifesti il tuo parere e ti illudi di aver partecipato, di essere entrato in gioco, anche se poi ovviamente questo si svilupperà del tutto indipendentemente dalla tua opinione e giocatore e allenatore faranno né più né meno quel che volevano o dovevano fare.
La democrazia non è un televoto, e non è neppure un supermercato. Dobbiamo tornare a pensare con creatività a forme di partecipazione reale, che non siano adesione a personalizzazioni populistiche o idolatria del candidato di turno – è proprio questo che alfine moltiplica l’astensionismo –, ma piuttosto coinvolgimento ideale e concreto in un progetto di comunità, in un sogno collettivo. Dobbiamo tornare a sporcarci le mani e riappropriarci della nostra centralità, riportare al centro l’uomo e non le merci dell’uomo.
Perché l’alternativa, l’opzione che già abbiamo davanti agli occhi di un mondo in cui l’uomo rischia di essere ridotto a bene di consumo, è attentato alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza, alla felicità di vivere – e anche lenta e costante erosione di diritti, che faticano a tradursi dalle nostre magnifiche carte costituzionali alla vita concreta.
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