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Nell’ultimo quarto di secolo il nome di Giorgio Agamben ha indicato non soltanto uno dei filosofi italiani più letti al mondo, non soltanto un punto di riferimento per una certa sinistra libertaria, ma anche una delle esperienze intellettuali più esaltanti della contemporaneità.
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Gli autori che il filosofo ha contribuito a promuovere fanno oggi parte del bagaglio culturale di un’intera generazione, quella stessa generazione che oggi si scopre imbarazzata di fronte alle sue esternazioni sulla pandemia di Covid-19 — secondo lui, niente meno che un’invenzione.
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Le sue dichiarazioni sono la dimostrazione di un declino intellettuale e filosofico iniziato da tempo, in cui tutto viene ridotto a paragoni sproporzionati e a una frattura epocale nella storia dell’occidente.
Nell’ultimo quarto di secolo il nome di Giorgio Agamben ha indicato non soltanto uno dei filosofi italiani più letti al mondo, non soltanto un punto di riferimento per una certa sinistra libertaria, ma anche una delle esperienze intellettuali più esaltanti della contemporaneità. La prosa di Agamben si legge come un feuilleton, con le sue invenzioni, i suoi effetti, i suoi colpi di scena, e naturalmente anche i suoi cliché, i suoi manierismi e le sue scorciatoie (per una disamina severa, si veda



