- Nei giorni scorsi si sono svolti due eventi importanti per chi segue la moda: la sfilata della collezione alta moda di Valentino a Roma, sui gradini di Trinità dei Monti, e quella di Dolce & Gabbana a Siracusa, di fronte alla cattedrale di Ortigia.
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Tra Valentino e Dolce&Gabbana, come tra Armani e Versace o tra Chanel e Schiaparelli lo scontro che si vede in superficie tra buono e cattivo gusto è in realtà uno scontro tra vincitori e vinti, tra pensiero dominante e visioni laterali che non sono ancora state integrate.
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Il valore storico culturale di tutti questi progetti è molto simile ma i giudizi che hanno suscitato e continuano a suscitare non lo sono perché cadono nella trappola di un pensiero che allinea ancora la sobrietà ad una supposta legge morale universale che in realtà non esiste.
La parola gusto deriva dal latino gustus che vuole semplicemente dire buono, soddisfacente, in un senso estremamente soggettivo e personale. Quando però diamo del burino a qualcuno, quando pensiamo che una situazione sia trash o anche quando mormoriamo sommessamente con un senso di profondo rimprovero che quell’azione o quella persona sono di cattivo gusto, abbiamo la convinzione di trovarci nel regno della più solida oggettività. La moda, campo del gusto per eccellenza, ci aiuta a capire c



