L’intervista al regista

Nella poetica di Werner Herzog c’è l’esperienza fisica e reale del brulicare del mondo

Werner Herzog (Foto AP)
Werner Herzog (Foto AP)
  • «Mi sono sempre considerato un poeta. Ho sempre saputo di essere poeta così come sapevo di dover fare film e creare una forma cinematografica che non era ancora abbastanza diffusa, che avesse più profondità, che cogliesse il vero e ci portasse vicino ai nostri sogni più febbrili, al cuore dell’esistenza.».
  • «Nessuno ti legittima a comporre poesia: lo fai da te se ti riesce. Ebbene, scrivere è proprio ciò che ho sempre fatto e di conseguenza ho pubblicato libri molto presto, per esempio Vom Gehen im Eis (Sentieri nel ghiaccio, 1978). Tutto quello che ho scritto è derivato da un’esperienza fisica reale.»
  • Ne Il crepuscolo del mondo, il protagonista, il soldato Hiroo Onoda, è un personaggio tipico di tante opere di Herzog, un uomo che sparisce dal mondo in base alla decisione di non arrendersi al mondo, un uomo che vede dentro e oltre le cose e allo stesso tempo non riesce a capire il senso e il corso della storia.

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