Uno. C’è una ragazza davanti a lei in fila alla cassa del centro estetico, la studia da dietro. A uno sguardo rapido si assomigliano, i corpi sono quasi uguali, eppure la ragazza irradia una promessa, quando si muove sposta l’aria in modo impercettibile (un potere che adesso lei non ha più e le manca moltissimo), le banconote tra le sue dita sembrano leggere.

Le ricorda i giorni di vent’anni prima, quando c’era il suo nome scritto sopra buste piene di soldi sui comodini degli hotel. A quei tempi fantasticava sul futuro mentre arredava mentalmente l’appartamento che si sarebbe comprata, adesso pensa con nostalgia a un passato che le sembra lontanissimo.

Aveva iniziato a fare la escort quasi per caso, tra un provino sempre in forse per ballare in un programma di varietà in televisione e un servizio fotografico pagato male per un catalogo di intimo e bikini. Un giorno, tra i corridoi della rete televisiva, qualcuno le aveva messo in tasca un biglietto da visita. Se n’era accorta molto più tardi, mentre si infilava il pigiama di flanella nel bagno gelido dell’appartamentino in affitto affacciato sulla tangenziale che condivideva con altre quattro ragazze.

La mattina dopo, mentre le coinquiline erano fuori per l’università e il lavoro, aveva composto il numero sul biglietto. Si annoiava, aveva appena pagato la sua quota di bollette e quel giorno non aveva neanche i soldi per andare al cinema.

Musica di sottofondo

Due. Il pensiero del sesso è come la musica di sottofondo nelle corsie dei supermercati, c’è sempre anche se non te ne accorgi. Per lui il volume si alza alla vista dei polsi di giovani baristi, delle ginocchia dei runner in pantaloncini, dei glutei in tensione degli studenti in monopattino.

Ci sono momenti in cui il desiderio passa in primo piano, diventa assillante, non gli dà tregua fino a che non viene soddisfatto. Succede sempre quando ha una scadenza di lavoro e non dovrebbe fare altro che restare seduto davanti al computer dalla mattina presto fino a mezzanotte, in preda all’ansia di non riuscire a consegnare in tempo il progetto.

Proprio in quei momenti spegne tutto e si mette a chattare su Grindr. Non cerca niente di particolare, si comporta come chi arriva al ristorante indeciso per lasciarsi ispirare dal menù. Guarda le foto di pettorali e quadricipiti, sotto c’è scritto: attivo, passivo, sub, dom, versatile, daddy, discreet. Qualche volta: escort. I soldi non gli mancano, certe volte gli piace pagare.

Cerca ragazzi che non si offendano se parte subito con le domande dirette: dove abiti, quanto ce l’hai grosso, cosa ti piace fare, ci vediamo a casa tua oppure da me? In quel momento non può perdere tempo. Deve divorare, bere, mischiarsi, fondersi, lasciarsi mordere, attraversare, tagliare in due. Solo dopo potrà ricominciare a pensare.

Prime volte

Tre. Legge: «Cerco piedi da leccare». Si guarda i piedi. Li ha sempre trovati brutti, troppo lunghi e larghi, e adesso sono anche storti, c’è un bitorzolo alla radice dell’alluce. A un tratto le sembrano enormi. Legge ancora: «Cerco piedi GRANDI da leccare». Non è possibile, sembra fatto apposta. Allora è vero che ci spiano, che ci leggono nella mente, pensa.

Ha sentito da qualche parte che i piedi ricominciano a crescere dopo i trent’anni, proprio come il naso. Oggi lei di anni ne ha sessantaquattro, ed è la prima volta che entra nel sito amoipiedi.it. Sta cercando l’indirizzo di un podologo per un callo sul mignolo, ha trovato questa pagina.

Dopo un primo momento di smarrimento inizia a leggere gli annunci con avidità. Sente formicolare le piante dei piedi, è come se si accorgesse per la prima volta di averle. Si chiede se siano lisce. Ci passa sopra le mani, c’è del ruvido sui talloni. Improvvisamente ha una voglia fortissima di farseli toccare. Non ci aveva mai pensato. Ora li sente lampeggiare, i suoi piedi sono come la sirena di un’ambulanza, di un’auto della polizia, lanciano un segnale impossibile da ignorare. Chiude gli occhi, prova a immaginare la sensazione di una lingua morbida che si insinua tra le dita, il tocco di mani adoranti, inumidite dall’olio da massaggio.

Uno. Dall’altro capo del telefono era venuta fuori, dopo pochi squilli, la voce di un uomo da prima serata. Lei si aspettava di sentirgli pronunciare la domanda finale del quiz del sabato sera, invece le aveva chiesto se era disponibile per un appuntamento nel pomeriggio. Le aveva risvegliato qualcosa nella pancia.

Quasi senza rendersene conto aveva sentito il proprio tono cambiare, diventare più basso e sicuro, rispondere: sì. Si era preparata con cura, lui aveva mandato una macchina con i vetri oscurati a prenderla vicino casa.

Dentro la macchina aveva rilassato la schiena sul sedile di pelle, aveva fatto il confronto con la plastica arancione rigida dei sedili della metropolitana. Aveva pensato alla nonna, da cui aveva ereditato la bellezza. Poi era arrivata all’appuntamento e aveva smesso di pensare a qualsiasi cosa.

L’uomo televisivo era vecchio, adorante e generoso, una combinazione ideale, aveva scoperto che la faceva bagnare.

Dopo qualche tempo aveva smesso di uscire con il ragazzo che frequentava in quel periodo. La chiamava per andare a mangiare la pizza a Testaccio, lei declinava l’invito per andare a cena da qualche politico, o a festicciole intime in case con i soffitti affrescati, con poche porte e tante camere da letto.

Era passato qualche anno. Altre ragazze che aveva conosciuto in quelle stanze si erano sposate, o avevano intrapreso carriere. Ora che ci pensa si rende conto di essersi legata solo alla casa che ha comprato, piccola ma luminosa, con il terrazzo, in un palazzo in centro. Quando ci torna non invidia più neanche la gioventù delle ragazze. Accende una sigaretta, aspira, si gode la vista sopra la città.

Annunci

Due. Scrive a tutti quelli che trova online, per ognuno pensa a un messaggio diverso, per lui questi momenti fanno già parte dell’incontro.

Conserva le chat, le rilegge durante le riunioni di lavoro mentre spera che finiscano il più presto possibile. Prende appuntamento con il primo che risponde. È rumeno, ha trentadue anni, di giorno fa il muratore, nella foto che gli invia ha le braccia muscolose coperte dalla patina bianca della vernice lavabile che si usa per imbiancare i muri.

Chiacchierano un po’, il muratore scrive: «Voglio cambiare lavoro, sono stufo di essere sempre sporco».

Lui risponde che gli piace da morire così vestito da cantiere, che se potesse lo andrebbe a trovare, per guardarlo dipingere o trapanare e poi scoparselo tutto sudato. L’altro gli dice che è tornato a casa, e purtroppo ha già fatto la doccia. «Vengo da te», risponde lui.

Si mette in tasca un po’ di erba, esce di corsa, compra tre birre fredde nel negozietto all’angolo, si ferma al bancomat a prelevare 250 euro. Pensa al sorriso del ragazzo quando se li troverà in mano e gli sembra già di stare per venire.

Tre. Tiene ancora gli occhi chiusi, si vede seduta su un divano di velluto rosso sangue, con le gambe nude sotto una gonna a ruota da principessa, lo smalto dello stesso colore della stoffa del divano sulle unghie dei piedi. Non sono i suoi soliti zamponi poco attraenti, si sono trasformati nei piedini delicati della foto allegata all’ultimo annuncio che ha letto: piccoli, proporzionati, con le dita dalla lunghezza perfettamente decrescente.

Apre gli occhi. Gli annunci sono ancora tutti lì. Aspettano solo lei. Decide di provare, scrive a quello che cerca i piedi grandi. Lui è dall’altro lato del computer, le risponde subito. Lei inizia a sudare.

Lui dice: mandami una foto, con le scarpe chiuse. Le dà il numero di telefono. Lei indossa le scarpe, ha male al callo. Poi scatta la foto con il cellulare. Si impegna ma viene mossa, il piede nel mocassino sembra un grande scarafaggio nero, si vergogna, comunque preme invio. Lui risponde con dieci cuori rossi. Non glieli ha mandati mai nessuno.

Mandami una foto a piedi nudi adesso, mia Regina, mia Dea, scrive lui. Lei si fa coraggio. Mette gli occhiali, appoggia i piedi sul tavolo. Non censura niente. Scatta, invia.

Lui manda altri cuori, poi aggiunge: sono un podologo, ti aspetto nel mio studio con uno sconto speciale del dieci per cento.

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