- Fra tutti gli algoritmi con cui interagisco ogni giorno – il cui numero è legione – quello di Spotify ha un posto speciale nel mio cuore.
- Tuttavia gli algoritmi non sono manipolabili, non sono interrogabili, non sono realmente interattivi. Li subiamo, non c’è una vera simbiosi uomo-macchina.
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Questo racconto si trova sull’ultimo numero di FINZIONI – il mensile culturale di Domani. Per leggerlo abbonati a questo link o compra una copia in edicola
Fra tutti gli algoritmi con cui interagisco ogni giorno – il cui numero è legione – quello di Spotify ha un posto speciale nel mio cuore. Ho un abbonamento premium da molti anni, non so neanche più quanti: e dato che lavoro costantemente al computer, Spotify è sempre acceso, sempre in sottofondo. Nel tempo, dunque, ho ascoltato i miei autori preferiti, ho recuperato tutta la musica della mia adolescenza, ho costruito una discoteca di pezzi preferiti, che, in questo momento, conta 1.035 brani,



