Rick Riordan: «Ho reso la mitologia un libro per ragazzi, rappresenta tutta la condizione umana»

«Mi dispiace che tu sia nato, figliolo. Ti ho condannato al destino di un eroe, e il destino di un eroe non è mai facile», dice il dio del mare Poseidone a Percy Jackson nel primo libro. La saga da 190 milioni di copie vendute in tutto il mondo compie 20 anni e Mondadori ha in questi giorni dato alle stampe un’edizione deluxe de Gli dei dell’Olimpo. Il suo autore, Rick Riordan, statunitense, tra il 30 ottobre e l’1 novembre incontra i suoi giovani lettori a Lucca Comics e lunedì sarà a Milano. Ogni appuntamento è sold out da giorni. Racconta a Domani che il suo ultimo libro – La corte dei morti, nelle librerie italiane da settembre – è «il più folle che io abbia mai pubblicato». Il nuovo racconto, scritto con Mark Oshiro, è uno spin off che vede protagonista il figlio del dio degli Inferi Ade. Si chiama Nico di Angelo ed è il compagno di Will Solace figlio di Apollo. Un’avventura che si svolge in un luogo oscuro, il Tartaro, ma – assicura lo scrittore – a leggerlo si scopre che «non bisogna aver paura della follia», perché «può essere anche gioiosa, mentre a volte è l’ordine, a essere più oscuro. Dipende dal contesto: il mio racconto è pieno di caos felice, di opportunità, di possibilità». [Missing Caption][Missing Credit] In ogni storia di Riordan c’è tutta la complessità dell’umano. Dall’essere genitore all’essere figlio, dall’amore all’avventura, fino anche alla storia dell’Occidente. La chiave del successo dello scrittore è aver reso la mitologia contemporanea, pur restandole sempre fedelissimo. Il centauro Chirone, mentore dei mezzosangue, nasconde il corpo da cavallo in una carrozzina per disabili. La spada di Percy è una penna magica. Medusa ha un emporio di nani da giardino. L’Olimpo, scrive, si è spostato nei secoli dalla Grecia a Roma, seguendo il «concetto vivente» della civiltà occidentale. Poi gli dei hanno stabilito dimora in Europa e infine negli Usa, che hanno a simbolo – infatti – l’aquila di Zeus. Riordan ha curato anche la serie per Disney+, è attesa la seconda stagione il 10 dicembre. È atterrato da Boston e sorprende: «Facciamo l’intervista in italiano, ci voglio provare». Ci riesce senza inciampi, «ho iniziato a studiarlo dieci anni fa a Firenze e ho proseguito anche Oltreoceano». Nell’edizione di Mondadori ha scritto in italiano anche un nuovo racconto. Il nemico è lo smartphone: la nuova via degli editori per portare i libri ai ragazzi Riordan, la sua saga nasce una sera dal cuore e dalla mente di un padre, allora insegnante, accanto al letto del suo figlio più grande. Sì, come favola della buonanotte per Haley. Aveva otto anni e difficoltà di apprendimento, una diagnosi di dislessia e deficit di attenzione. Una diagnosi che il suo protagonista scopre essere l’inizio di una scoperta che ribalta tutto e di grandi avventure. Ad Haley la mitologia piaceva tantissimo, così come a me, che l’ho insegnata per tanti anni nelle scuole. Ho inventato un ragazzo, Perseus, la cui disabilità era segno inequivocabile di una natura semi-divina. Per stare accanto a mio figlio mi ero molto documentato, scoprendo che i bambini dislessici sono creativi, pensatori fuori dagli schemi. Se riescono a superare i duri anni scolastici, spesso diventano adulti di grande successo. Mio figlio mi ha detto: devi scriverla. L’ho fatto. Si è ritrovato il papà in cima alle classifiche mondiali. Ne va fiero, me lo ha detto, ma continua a considerare la storia di Jackson come sua, solamente sua. Non condivisibile fino in fondo. Il nostro lieto fine è che mio figlio oggi aiuta i giovani con differenze di apprendimento all’università. I figli limitano o amplificano la nostra creatività? Il rapporto tra Percy e Poseidone non è facile. Il figlio-eroe chiede di essere amato. Il padre-dio è distante. Da genitore, quando i suoi figli sono cresciuti, si è ritrovato in questa dinamica? A dire il vero io spero di essere stato un padre migliore degli dei dei miei libri. Con i miei figli – anche con il minore, Patrick – siamo sempre stati molto legati. Ma, così come Poseidone, ho sempre saputo che un padre deve essere in grado di essere sì presente ma al contempo di lasciar diventare i propri figli adulti. Seppure resta a distanza, il dio del mare ha un orgoglio impetuoso per Percy. Ha mai desiderato che le sue storie insegnino qualcosa anche agli adulti? Il mio “bersaglio” sono i ragazzi, sono loro che mi interessano più di tutti. Se gli adulti le volessero leggere ne sarei felice, ma solo se il primo intento è divertirsi. Lei ha reso i miti contemporanei, con grande inventiva, ma non ha modificato nulla dell’originalità delle storie dell’Antica Grecia così come quelle dei miti romani ed egizi. Perché? Per rispetto del fascino eterno che ha sempre suscitato in me la mitologia. L’ho resa una storia per ragazzi, facile da leggere, ma so che rappresenta l’intera condizione umana. Non serviva inventare nulla, era già tutto scritto. Occorre conoscere i miti, per capire da dove viene la nostra cultura moderna. Le amazzoni, dal mito a Buffy l’ammazzavampiri Questa fedeltà al mito porta nei suoi libri aspetti cupi, difficili da digerire, fin tragici. I suoi eroi alla fine vincono, ma non tutto ha un lieto fine? Così come accade nelle fiabe tradizionali. Pinocchio è un romanzo cupo, lo sono pure le avventure di Sandokan. Ho sempre pensato che i giovani lettori desiderino conoscere il mondo in cui vivono, incluse le cose brutte, le cose scomode. Negli anni di insegnamento ai ragazzi ho compreso che apprezzano l’onestà e se c’è una cosa che invece detestano è l’essere trattati con accondiscendenza e sottovalutati per la loro intelligenza. Nell’America del politically correct lei ha messo in scena personaggi come Dioniso – alias il signor D – che prende a male parole i ragazzini, gioca d’azzardo, vorrebbe bere vino ma ogni volta che ci prova si trasforma in una Diet Coke, perché il padre, Zeus, lo punisce. La correttezza o scorrettezza politica non si applica alla metodologia con cui scrivo. Sono storie che riguardano la verità. Con il suo bello e il suo brutto. Non c’è spazio per il “corretto”. Così come nella tragedia greca, ciascuno dei suoi eroi ha un difetto fatale, che li rende vulnerabili. Sì. I nemici di Percy possono contare sulla sua eccessiva lealtà verso gli amici e la famiglia, che lo porta a sacrificarsi per loro anche a costo di mettere a rischio la missione, o il mondo. Sono le donne a comprare i libri. E il potere editoriale si adegua Forza e fragilità: siamo quindi tutti semidei? Oh, sì sì, certo. Gli esseri umani hanno sempre avuto un potenziale enorme, ma anche tanti difetti. Come pure gli dei della mitologia ne hanno, nemmeno loro sono perfetti. Sì, gli eroi sono come noi ed è proprio per questo che la mitologia continua a parlarci attraverso i secoli. Il finale, però, è ancora tutto da scoprire: forse vivremo felici e diventeremo sempre più bravi o distruggeremo noi stessi e l’intero pianeta. [Missing Caption][Missing Credit] Nico di Angelo si dichiara con pudore a Percy Jackson, è poi ricambiato dal mezzosangue Will. Ho letto che in vent’anni questa sua scelta di inserire personaggi Lgbt nei romanzi per ragazzi non è stata esente da critiche. Per quanto ne so, però, chi ha criticato non ha avuto alcun impatto nelle vendite dei miei libri. Vede, io penso semplicemente che lo scopo della letteratura sia ampliare la nostra conoscenza del mondo. Spero fortemente che leggere insegni anche a essere compassionevoli e non giudicanti. Lo so che ancora oggi ad alcune persone non piacciono gli omosessuali o i transgender, per esempio. E però ciascuno di loro ne conosce almeno uno, per certezza statistica direi. Quindi, poche storie: questo è il mondo e dobbiamo riconoscere che ci sono diversi punti di vista. Nella vita è importante apprezzarlo. Lei ha collocato l’Olimpo a New York. Sì, è in cima all’Empire State Building, al seicentesimo piano. Rappresenta il centro della civiltà occidentale ed è messo in pericolo dall’attacco dei nemici. Come i Titani, che esercitano un grande fascino su alcuni eroi che scelgono di passare “al lato oscuro”. Visto il momento storico, quel che scrisse 20 anni fa suona molto attuale. Sì, ma non penso che il problema siano i nemici esterni dell’Occidente. Il mio parere è che il peggior nemico dell’Occidente, oggi, sia l’Occidente stesso. L’Olimpo può cadere? La “grande profezia” dell’Oracolo di Delfi di cui ho scritto dice che se l’Olimpo cadrà sarà per mano di un semi-dio, figlio di uno degli dei, o dei Titani, che altro non sono che i genitori degli dei. Non c’è bisogno di altri nemici: il rischio siamo noi. E se la civiltà fosse destinata a spostarsi ancora, da New York a qualche altra parte del mondo? Non lo so, forse sì. La storia dice che gli imperi sorgono e cadono. Può darsi che accada di nuovo. Assegnati i BolognaRagazzi Award ai libri più belli del mondo