Il poeta francese è stato definito «il primo di una civiltà non ancora nata»: quella civiltà è la nostra. È la società della frammentazione del web, della dissociazione mentale, della connessione perenne e della globalizzazione esausta
Il poeta francese René Char definì Arthur Rimbaud «il primo poeta di una civiltà non ancora nata». Oggi quella civiltà è nata: è la nostra. È la civiltà del web e della solitudine, della dissociazione mentale e della connessione perenne, della globalizzazione esausta e prossima al collasso. Per l’accademia Rimbaud reca con sé un vago senso di colpa, il luccichio d’una coscienza sporca da esiliare all’ombra di Baudelaire. Al contrario, i poeti, dal citato Char a Pound, da Luzi a Crane, da Bertol



