Dall’8 settembre al 20 novembre

Romaeuropa Festival, una grammatica lontana dalla cultura del consumo

Il mio corpo è\\u00A0come\\u00A0un monte di Giulia Odetto (Foto Pier Tauro)
Il mio corpo è come un monte di Giulia Odetto (Foto Pier Tauro)
  • Quando, poco meno di vent’anni fa, cominciò la stagione delle serie tv con opere come Lost, I Soprano, Six Feet Under, salutammo come una felice novità l’affermazione di questo formato di arte popolare, commerciale, intuitiva, contemporanea.
  • Secondo me, però, l’affermazione della serie tv segnalava pure un passaggio di epoca: il ceto medio istruito voleva sdoganare un’idea di arte – e di discorso pubblico – più serenamente vicino all’intrattenimento.
  • Ecco, andare agli eventi di ReF è il contrario dell’esperienza di stare a casa con il tablet in grembo a consumare serie tv. L’esperienza di vedere certi spettacoli è quella di trovarsi immersi in opere, in spettacoli impossibili da consumare, da esaurire con il proprio sguardo.

Quando, poco meno di vent’anni fa, cominciò la stagione delle serie tv con opere come Lost, I Soprano, Six Feet Under, salutammo come una felice novità l’affermazione di questo formato di arte popolare, commerciale, intuitiva, contemporanea. Secondo me, però, l’affermazione della serie tv segnalava pure un passaggio di epoca: il ceto medio istruito voleva sdoganare un’idea di arte – e di discorso pubblico – più serenamente vicino all’intrattenimento. L’espressione “consumi culturali” smetteva d

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