Lucio Corsi è arrivato secondo in classifica e ha vinto il premio della critica intitolato a Mia Martini. Era l’outsider del festival, ma per questo era anche quello con più personalità, capace di svettare in mezzo a tutti e 29 i cantanti in gara. Lo ha fatto con una canzone a metà strada fra il cantautorato e il glam rock, con tanto di assoli di chitarra.

Ha portato Topo Gigio sul palco e, secondo le indiscrezioni, ci ha anche litigato. Sui social girano video mentre raggiunge l’Ariston a piedi, imbracciando la chitarra e chiacchierando con i passanti. È probabile che il premio della critica sia per tutto questo: non è mai solo per la canzone in sé, ma è per un insieme di aspetti, per l’idea che porta con sé. In altre parole, per la concezione di musica che ha Lucio Corsi.

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Il senso del premio

Ed è una concezione che è piaciuta la critica, la stessa che lo scorso anno aveva premiato Loredana Bertè (per un altro pezzo rock). Per molto tempo Lucio Corsi è stato un invisibile della musica italiana, destinato a una nicchia che vive lontano dai riflettori e dai critici.

Con questo premio dedicato a Mia Martini si riconosce la gavetta di Lucio Corsi, quello che è diventato, la qualità della sua canzone, ma – di riflesso – anche tutti quei musicisti che crescono nelle sale prove, nei piccoli locali di provincia e che non saliranno mai su un palco tanto importante. Un premio per tutti quelli che avrebbero voluto essere dei duri e che non lo sono (ma in fondo va bene così).

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