- Da che io ricordi, ho sempre voluto fare la scienziata. Ho anche sempre inventato storie, ma, per qualche ragione, non ho mai pensato di farne un lavoro.
- L’idea che la società potesse considerare la scienza una roba “da uomini” mi sfiorò il primo giorno di università: eravamo sessanta studenti, e le ragazze erano solo dieci. Ma, di nuovo, sono stata fortunata.
- Quando divenni una scrittrice pubblicata, tutti erano molto incuriositi dal fatto che fossi un’astrofisica, e che fossi donna. Probabilmente è stato lì che ho capito quando la nostra presenza nella scienza fosse considerata eccezionale.
Da che io ricordi, ho sempre voluto fare la scienziata. Ho anche sempre inventato storie, ma, per qualche ragione, non ho mai pensato di farne un lavoro. Era un hobby, una necessità, un divertimento. Quello che volevo fare da grande era la scienziata. C’entrava di sicuro il fatto che la scienza in casa mia circolava. Innanzitutto perché ambo i miei genitori avevano una formazione scientifica, e questo ovviamente si rispecchiava nei loro interessi. Tanti libri, perché sono lettori forti, ma a


