È iniziata come un vezzo personale, la voglia di esplorare gli strumenti del virtuale, con malcelata riluttanza. Poi però ha iniziato a prenderci gusto, inseguendo l’ossessione di follower, trending topic e numero di like
Da principio lo scrittore accettò di stare sui social con riluttanza. Sebbene nessuno lo avesse costretto, attivò ogni singolo account con quella tipica espressione disgustata di chi è stato obbligato.
Il gruzzolo di persone si stabilizzò attorno alle 5.000 unità e, prescindendo dalle oscillazioni del momento, non c’era verso di smuoverlo. Lo scrittore cominciò a prenderci gusto.
Non solo pubblicava quasi ogni giorno, ma il tono dei messaggi era cambiato. Lasciò perdere i suoi pensieri alati sull’arte di scrivere e si mise a pubblicare le foto di quello che cucinava a pranzo e a cena. I follower raddoppiarono in breve tempo, e lo scrittore si sentì meglio.
Da principio lo scrittore accettò di stare sui social con riluttanza. Sebbene nessuno lo avesse costretto – né il suo agente né il suo editore né i suoi lettori – attivò ogni singolo account con quella tipica espressione disgustata di chi è stato obbligato. Scelse il suo volto come foto profilo ripetendo a sé stesso il mantra che «lo scrittore è il mezzo e l’opera il fine». Ebbe da subito un discreto numero di follower, perché qualcuno lo deve aver pur letto e apprezzato, prima della sua disc



